In Italia il mercato del cloud è maturo, dice Maurizio Desiderio, Country Manager di F5 Networks, ed è il momento di pensare al multi-cloud e alle competenze necessarie.
Il percorso verso l’adozione del cloud procede a ritmo sempre più incalzante e, anno dopo anno, vediamo la nuvola fare capolino tra le “prediction” indicate dagli esperti per l’anno successivo, come uno degli scenari tecnologici di principale interesse, con ancora molto da offrire al mondo aziendale.
Secondo i dati raccolti da Deloitte nel report “Italia 4.0 siamo pronti?”, le aziende del nostro Paese sono ben coscienti della necessità di adottare nuove tecnologie per mantenere un vantaggio competitivo, un aspetto cruciale per le imprese italiane secondo il 32% degli intervistati. In questo contesto il primo comparto sul quale le aziende intervistate dichiarano di volere investire in futuro è proprio quello del cloud (59%).
Un mercato quindi ormai maturo, anche nel nostro Paese, che lo scorso anno è stato in grado di muovere circa 2 miliardi di euro e che vede il 22% delle aziende avere già adottato servizi cloud, rispetto a una media UE del 21.
Pubblico, privato, ibrido; il cloud nel frattempo si è profondamente evoluto per fare fronte alle nuove esigenze delle aziende in uno scenario che vede l’IT sempre più come una commodity e l’economia basarsi sulle applicazioni.
Il cloud passato e presente
Qualche anno fa le aziende che incontravo sembravano spaventate dall’idea di spostare le proprie attività nel cloud e perderne del tutto il controllo. Ci sono voluti diversi anni per fare fronte allo scetticismo, ma poi è subentrata una fase di cauto ottimismo e di interesse, una volta appurata la portata dei benefici economici derivanti dall’adozione di questa tecnologia.
Ora siamo nell’era dell’ampia diffusione, dove se pur permangono sfide significative, soprattutto dal punto di vista della sicurezza, della gestione e dell’orchestrazione, il cloud si è affermato pienamente come un “must to have”, non solo dal punto di vista del contenimento dei costi, ma soprattutto come risorsa indispensabile per accompagnare l’azienda nella sua evoluzione.
Secondo i dati più recenti diffusi dall’Osservatorio Cloud Transformation promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, l’82% delle imprese medio-grandi in Italia utilizza almeno un servizio in Public Cloud, nel 23% dei casi in maniera estesa su processi core. Le aziende hanno quindi reso il cloud parte integrante della propria strategia IT, ritenendolo una soluzione preferenziale per la realizzazione di nuovi progetti (nel 25% dei casi), se non addirittura una scelta obbligata (6%).
Il futuro è multi-cloud
Le previsioni legate al futuro del cloud enterprise sono quindi rosee: secondo Gartner a livello globale il mercato oggi vale ancora solo il 19% della spesa IT, e arriverà entro il 2022 al 28%, trainato in particolare dal software applicativo (34% nel 2018).
È ormai assodato, infatti, che al centro della rivoluzione IT si trovano proprio le applicazioni, che devono essere distribuite sempre più rapidamente e con una maggiore scalabilità ed efficacia, e un ambiente che può dimostrarsi ideale nel soddisfare tali requisiti per una particolare app può, allo stesso tempo, non esserlo per un’altra.
Non si tratta più, quindi, di scegliere un modello di cloud unico che vada bene alla propria azienda o di scegliere solo tra pubblico e privato, come avveniva in passato. Oggi è necessario crearsi il proprio ecosistema, perché come ogni azienda ha specificità diverse, così anche l’infrastruttura che adotta deve essere differente per poter soddisfare le esigenze molteplici che provengono da utenti sempre più connessi, che sfruttano qualsiasi dispositivo pretendendo velocità, sicurezza e prestazioni da qualsiasi app e in qualsiasi luogo.
Affidarsi a più cloud service provider diventerà quindi una scelta obbligata, che permetterà alle aziende di migrare rapidamente i carichi di lavoro in base alle proprie esigenze in qualsiasi momento, migliorando la flessibilità ed evitando di fare affidamento su un unico fornitore.
Secondo un recente rapporto di RightScale, a livello mondiale l’85% delle aziende ha già adottato una strategia multi-cloud e i responsabili dell’architettura utilizzano in genere una piattaforma unificata per fornire e gestire coerentemente i servizi applicativi e le policy associate nei diversi ambienti, sia per le applicazioni esistenti che per quelle di nuova generazione, cloud-native, il tutto senza sacrificare visibilità, sicurezza e controllo.
È quindi evidente che se nel corso del 2018 le aziende hanno raggiunto l’obiettivo di integrare il cloud nelle proprie strategie, dal 2019 il processo sarà ancora più rapido e la modernizzazione e la trasformazione digitale saranno sempre più accompagnate dallo scenario multi-cloud.
La costante del cambiamento e la necessità di formare le competenze
Come evidenzia anche il nostro report “The Future of Multi-cloud”, nei prossimi cinque anni il modello multi-cloud si imporrà con forza sempre maggiore come indispensabile per l’innovazione e consentirà alle organizzazioni di lanciare nuovi servizi e migliorare le tecnologie avanzate.
Il multi-cloud aprirà la strada a un’innovazione senza precedenti, riunendo architetture cloud diverse, DevOps, NetOps e SecOps, in modo da rendere possibili quei servizi di trasformazione che le infrastrutture tradizionali non sono in grado di offrire.
Ma come sarà il multi-cloud del futuro? Credo che il cambiamento, che ha permesso in questi anni al cloud di crescere e prosperare come tecnologia, rimarrà l’unica costante applicabile allo scenario del multi-cloud e che sarà necessario seguire con attenzione gli sviluppi tecnologici legati alla creazione dei modelli predittivi e all’adozione di strumenti di intelligenza artificiale e machine learning per esplorarne nuove e ulteriori potenzialità.
Tutto questo conferma, ancora una volta, l’urgenza di intervenire in termini di alfabetizzazione alla tecnologia, e in particolare al cloud, quale prerequisito operativo obbligatorio davanti a un progresso tecnologico che accelera in tutta Europa.
Sarà lo sviluppo di competenze specifiche, insieme alla nascita di nuove professioni, come quella del Cloud Security Specialist, Cloud Architect, Cloud Operations Administrator o del Cloud Systems Engineer a plasmare l’azienda del futuro.
Per questo motivo, in conclusione, ritengo che formare nuovi talenti, anche in ambito multi-cloud, sarà uno dei principali aspetti sui quali nel 2019 dovremo tutti impegnarci, quale tassello cruciale per l’innovazione digitale nel nostro Paese.