Peter Mühlmann, fondatore e CEO di Trustpilot, illustra come sta cambiando l’open Internet, i rischi legati alle imposizioni governative e alle fake news.
Quando lo scienziato informatico inglese Tim Berners-Lee (che abbiamo incontrato alla Juniper Networks EMEA NXTWORK 2018 di Londra) gettò le basi nel 1989 per quello che noi tutti oggi conosciamo come Internet, lo aveva immaginato come una piattaforma aperta, dove le informazioni potessero essere condivise dovunque e da chiunque. Una collaborazione senza confini, accessibile a tutti e guidata dallo spirito di eguaglianza.
Il prossimo anno, il World Wide Web compie 30 anni. In linea di massima, Internet è riuscito ad andare ben oltre le aspettative per cui era nato, aprendo orizzonti prima inimmaginabili. Senza alcun dubbio ha trasformato profondamente il nostro stile di vita, ma l’attuale sfida di mantenere Internet un luogo aperto e trasparente è oggi più difficile che mai, anche perché per certi aspetti Internet non è poi così…open.
Oggi, infatti, sembra che siano due i modelli predominanti di Internet.
Da un lato c’è il modello occidentale, guidato da un piccolo ma potente gruppo di colossi tecnologici, che in larga misura decide e controlla il modo in cui usiamo Internet. Al di là delle buone intenzioni, questi colossi sono diventati vittime del loro stesso successo e del desiderio di molti di usare la rete come mezzo per distorcere la verità e manipolare, in questo modo, persone e risultati.
Dall’altro lato, il modello costruito e gestito da regimi autoritari, secondo cui i governi provano a controllare l’uso di Internet ed operano una rigida vigilanza sul traffico dati. Ciò che questi due modelli hanno in comune è il fatto di avere il potere di chiudere lo spazio aperto che il web rappresenta.
L’open internet offre moltissime opportunità. Così come lo stesso Tim Berners-Lee ha fatto notare, rende democratici l’accesso, la creazione e la condivisione di informazioni ed ha la capacità di dare potere agli utenti di tutto il mondo.
L’idea della creazione di un “villaggio globale”, supportato dal principio della collaborazione e che abbia la forza di raggiungere livelli di fiducia che spesso esistono soltanto nelle piccole comunità, è stata concretizzata purtroppo soltanto in alcuni casi, mentre oggi l’intero concetto di open Internet è a rischio.
Così come abbiamo tutti avuto la possibilità di assistere lo scorso anno allo scandalo del Cambridge Analytica, la diffusione di disinformazione elettorale ed il rischio concreto di venire ingannati e disinformati da fake news dimostrano come l’open Internet non solo offre tantissime opportunità, ma presenta anche moltissimi rischi derivanti dal suo uso improprio. Qualcuno, quindi, sta cominciando a mettere in dubbio la bellezza ed il potere che ha un Internet aperto. Forse non ha tutti i torti, ma in ogni caso, faremmo meglio ad affrontare le sfide piuttosto che chiudere ciò che dovrebbe invece rimanere aperto.
Per questo, è importante rivendicare un Internet che sia davvero open. Abbiamo bisogno che ogni singolo utente online respinga con forza le fake news e la diffusione di disinformazione, pretendendo più trasparenza. Abbiamo bisogno che le aziende agiscano in modo aperto e limpido, così da consentire alla gente di capire su cosa si basano le loro azioni.
Come fondatore e CEO di un’azienda in campo tecnologico, ho anche io la mia parte di responsabilità ed ho quindi deciso di impegnarmi a costruire e promuovere la fiducia, attraverso un’iniziativa internazionale chiamata Copenhagen Letter. Ma c’è bisogno di fatti concreti e non di sole parole. Perciò, quest’anno ho presentato un nuovo ed aggiornato insieme di valori aziendali che sottolineano quanto sia importante per noi rimanere una piattaforma aperta a tutti. Ciò verrà supportato da nuovi prodotti che renderanno la piattaforma ancora più trasparente. Inoltre collaboriamo con le autorità di tutto il mondo per assicurare affidabilità e libertà di azione nei limiti del nostro spazio. Siamo sempre all’altezza delle aspettative e lavoriamo sodo per mantenere le nostre promesse.
Ma non basta! È importante che anche i governi assicurino e rafforzino il rispetto delle regole, portando ai massimi livelli il nostro mondo aperto ed online. A questo proposito, è di non molto tempo fa la notizia di un titolare di attività commerciale finito sotto processo in Italia per aver venduto false recensioni su TripAdvisor ad altre aziende nel settore alberghiero. Sebbene a livello legislativo è necessaria molta attenzione nello stabilire ciò che è “vero” online e ciò che invece è falso (dal momento che si rischia di intaccare il diritto alla libertà di parola), un procedimento penale contro le recensioni fraudolente è un ottimo esempio da seguire per gli altri governi. Dimostra non solo quanto sia oggi importante l’opinione della gente online, ma anche quanto sia necessario che ognuno di noi si assuma parte di responsabilità e cominci a pensare diversamente, se vogliamo proteggere e promuovere una delle invenzioni più grandi dell’era moderna: l’open internet.
La lista di azioni necessarie non finisce qui ed il metterle in atto risulta, per ciascuna delle parti coinvolte, un compito non facile da eseguire. Ma sono convinto che si possa fare e credo valga la pena lottare per riuscirci. Tutti gli utenti di Internet messi assieme, più della metà della popolazione mondiale, porta con sé una chiave per l’open Internet. È nell’interesse collettivo assicurare che nessuno la usi per chiudere la serratura della porta.