Londra è stata il palcoscenico scelto da Juniper Networks per il proprio evento più rappresentativo; strategie e orizzonti all’EMEA NXTWORK 2018.
Ad accogliere la stampa di settore, e a delineare gli scenari per il medio termine, è stato Mike Marcellin, Chief Marketing Officer di Juniper Networks.
Il futuro (e il presente) di Juniper, vedrà il multi-cloud come pietra angolare delle strategie del brand. Marcellin ha ricordato quanto il tema sia caldo fra le grandi enterprise; tanta “fame” di multi-cloud, tuttavia, porta in dote anche dei problemi. Primo fra tutti, un consistente aumento di complessità. Che, a sua volta, si traduce in TCO più alti, che talvolta possono disincentivare gli investimenti.
Duplice la strategia di Juniper: semplificare al massimo, con astrazioni e automazioni, la parte networking. E, al contempo, spingere sempre più le soluzioni di security come commodity a corredo delle proprie offerte.
Una chiave di lettura, questa, che ha una solida base nei recenti risultati finanziari.
È stato Ken Miller, Chief Financial Officer della società americana, a fornire un quadro chiaro. Il total addressable market, oggi pari a 49 miliardi di dollari, è previsto in aumento fino ai 54 miliardi del 2021.
Tuttavia, Juniper Networks attraversa una fase certamente transitoria. Il settore routing ha visto un calo del 17% e anche switching e servizi sono leggermente calanti (-3%). Ad aumentare il proprio score è il segmento security, che tuttavia ha ancora un peso sicuramente relativo nel turnover aziendale, pari al 7%. A trainare Juniper Networks, la zona EMEA ed il mondo enterprise.
Due dati fra loro sicuramente omogenei: i grandi hyperscaler sono poco presenti in EMEA, e le business unit locali hanno svolto un egregio lavoro sulle enterprise di riferimento.
Non a caso, Miller ha indicato proprio enterprise e service provider, come “terreno di caccia” su cui puntare. Fermo restando, ovviamente, il peso specifico enorme dei cloud provider e delle Telco. Per queste ultime è ormai prossima l’introduzione del 5G. Juniper Networks, chiaramente, farà la propria parte per sfruttare appieno l’introduzione di questa nuova tecnologia; innovare dopotutto è il DNA aziendale fin dal 1996.
Abbiamo anche avuto un interessante confronto con Mario Manfredoni, Country Manager di Italia, Grecia, Cipro e Malta. Ne è emerso un quadro italiano piuttosto solido. Se in EMEA i risultati sono così brillanti (e in netta controtendenza) rispetto al resto della corporate, molti dei meriti vanno ascritti alle strategie locali. Manfredoni, supportato dal proprio team, ha sicuramente ottenuto performance difficili perfino da immaginare.
Giova ricordare che Juniper Networks ha soluzioni principalmente pensate per situazioni su scala ben più ampia rispetto alla realtà media italiana. La crescita ha avuto anche ampio riscontro nelle risorse impiegate: dai 4 dipendenti del 2000, oggi Juniper conta ben 55 persone, distribuite fra le due sedi di Milano e Roma.
Manfredoni ha rivelato come sia sempre in contatto e in costruzione di rapporti con le enterprise italiane, oltre che con i service provider italiani. Un rapporto, quello fra i clienti e Juniper Networks in Italia, davvero fiduciario. Il manager, con giusto orgoglio, ha ricordato come il tasso di fedeltà dei clienti verso Juniper sia praticamente assoluto: “quando entriamo in una azienda, non ne usciamo quasi mai”.
Il segreto, oltre alla qualità indiscutibile di prodotti e servizi, sta nel supporto al cliente. Entrambe le case history presentate evidenziano come sia stata proprio la grande attenzione alle esigenze di imprese e clienti a determinare la scelta di avvalersi Juniper.
Banca di San Marino ha apprezzato l’approccio originale ed efficace al tema della sicurezza. Lepida, attiva nel networking in Emilia-Romagna, era rappresentata da Andrea Odorizzi, Head of Network Design. Il manager, oltre a confermare la bontà delle soluzioni tecniche, ha rimarcato l’importanza del supporto ricevuto. L’enorme bagaglio di know-how, infatti, ha permesso a Lepida di affrontare alcuni problemi in modi totalmente diversi da quanto fatto in precedenza, ottenendo risultati davvero solidi. Non a caso, il motto dell’evento è proprio “engineering simplicity”.
Lo sforzo fatto da Juniper Networks per astrarre e semplificare un mondo incredibilmente complesso (tale è il networking a questi livelli) è palpabile. Lo ha confermato lo stesso Manfredoni; lo skill shortage è (e sarà ancora a lungo) un tema a cui la corporate americana non si potrà sottrarre. Di più, Juniper lo affronta in pieno! Da un lato, a livello globale, con strategie e tecnologie che siano gestibili da persone con meno preparazione. A livello locale, contribuendo a formare la prossima generazione di specialisti; inoltre, con programmi di training specifico per i circa 300 partner, con workshop e certificazioni. Essere molto rapidi a adattarsi alle esigenze si rivela essere un altro punto a favore di Juniper Italia.
Il canale rimane il veicolo principe per la vendita dei propri prodotti, ma (continua il manager) l’azienda non ha alcun problema a scendere in campo direttamente, quando la situazione lo richieda. Non di rado, infatti, il cliente vuole avere rapporti diretti con il produttore, in un settore mission critical come il networking.
Anche il CEO, Rami Rahim, ha fondato gran parte del proprio discorso sulla centralità del tema “engineering simplicity”. E lo ha fatto in modo tanto comprensibile, quanto efficace: aumentando la complessità di un network, si aumentano in modo esponenziale anche i rischi di guasti o interruzioni di servizio. L’esigenza di semplificazione non è più, quindi, una comodità accessoria, ma una condizione indispensabile alla continuità aziendale.
Non possiamo, in chiusura, non ricordare l’intervento del sempre iconico Tim Berners-Lee.
L’inventore del world wide web (vincitore del Premio Turing 2016), ha affrontato il tema della privacy (molto caldo). Da sempre contrario al possesso dei dati personali da parte delle aziende, Lee sta lavorando a un nuovo progetto di rete. Una sorta di “ritorno alle origini”, dove sia l’utente ad essere soggetto attivo e in controllo dei propri dati (progetto “Solid”).
La sua presenza sul palco è sempre energica e al contempo di una umiltà propria solo dei grandi. Non a caso, Tim Berners-Lee è stato indicato dal prestigioso settimanale Time come una delle 100 persone più influenti di tutto il ventesimo secolo.