Massimo Palermo, country manager di Avaya, analizza le tendenze del mercato odierno e offre una propria visione del fenomeno smart working.
Massimo Palermo
Attualmente assistiamo a una diffusione dello smart working a tre differenti velocità: mentre le grandi aziende implementano già con convinzione modalità di “lavoro intelligente”, le piccole e medie sono ancora indietro e anche nella PA manca la convinzione che siamo tutti degli information worker e che il luogo fisico non conti più.
Nella PA specialmente è necessario attuare da un cambio culturale piuttosto radicale, occorre passare da un approccio focalizzato sul controllo a uno più manageriale che pone alla base della propria strategia il raggiungimento dei risultati per obiettivi, la comunicazione e la condivisione. Un’evoluzione che passa dalla promozione dell’adozione di nuove tecnologie digitali, accompagnata da attività di formazione e dalla creazione di un habitat – fisico e virtuale – favorevole allo sviluppo di modalità di “lavoro intelligente”, che ruoti intorno alla persona e al lavoro di team.
Tale passaggio deve poi essere immediatamente seguito da azioni concrete, come ad esempio la riorganizzazione degli spazi di lavoro. Questo è il percorso che abbiamo intrapreso con successo insieme al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, con cui è stato sviluppato un progetto pilota della durata di un anno che ha prodotto risultati molto soddisfacenti sia per i dipendenti coinvolti, sia per i dirigenti. Il cambiamento dell’impostazione del lavoro nella direzione di una maggiore flessibilità e l’organizzazione delle attività per progetti hanno avuto un effetto positivo in particolar modo sul coinvolgimento e sulla motivazione del personale. Gli obiettivi concordati con i dipendenti che hanno partecipato al pilota di smart working sono stati raggiunti al 100% e per questo la Direzione Risorse Umane ha deciso di estendere l’iniziativa a tutte le strutture dell’amministrazione centrale.