ITS analizza la tecnologia al servizio dello smart working e spiega come i progressi tecnologici possano realizzare l’equilibrio perfetto tra produttività e flessibilità.
La tecnologia è in continua evoluzione: ogni giorno vengono progettate e messe a punto, in ogni settore produttivo, milioni di soluzioni per rendere il lavoro più semplice e al tempo stesso migliore.
Parallelamente al progresso tecnologico, si affacciano, soprattutto nel mondo del lavoro, nuove esigenze. Una delle più evidenti emerse negli ultimi anni è lo smart working , inteso come l’insieme delle modalità di lavoro agili e intelligenti in grado di conciliare produttività, mobilità e flessibilità. Senza contare l’aspetto – fondamentale – della sostenibilità, ambientale ed economica.
Prima di analizzare che cos’è effettivamente lo smart working e come si articola è opportuno considerare il quadro di riferimento finora egemone dal punto di vista del lavoro aziendale, quadro che, proprio grazie all’introduzione dello smart working e alla sua diffusione, ora sta effettivamente cambiando. Fino a tempi relativamente recenti, lavorare in azienda significava, nella maggior parte dei casi, trascorrere otto ore in ufficio, magari dovendo affrontare traffico e rallentamenti per potersi recare nel luogo di lavoro (o, viceversa, per riuscire a tornare a casa la sera).
In altre parole, l’intera giornata era spesa per il lavoro, tra l’andare fisicamente in ufficio, starci per tutto l’orario concordato contrattualmente e rientrare infine a casa. Un modello che non sempre è stato apprezzato, soprattutto da quei lavoratori che avevano famiglia e non trovavano il tempo materiale per dedicarsi ai propri figli. Gli aspetti negativi di questa organizzazione del lavoro, in effetti, sono sostanzialmente tre: il traffico (e il conseguente inquinamento atmosferico) prodotto da chi è costretto a recarsi in ufficio in automobile; il tempo perso negli spostamenti e, in generale, durante la giornata – tempo che, inevitabilmente, si toglie a sé stessi, generando stress e insoddisfazione, con la conseguente diminuzione della produttività – e, infine, i costi legati al lavoro (e alla mobilità).
La rivoluzione smart working
Rispetto alla situazione delineata poc’anzi, che fino a un decennio fa costituiva la prassi di qualsiasi lavoro aziendale, oggi si sta assistendo a una vera e propria trasformazione del modo di lavorare. E questo proprio grazie allo smart working. Ma cosa si intende, in definitiva, con questa espressione? Lo smart working non è riducibile soltanto al lavorare da remoto: il “lavoro intelligente” è anche condividere spazi, imparare a utilizzare nuovi strumenti tecnologici, rendere più fluida la giornata lavorativa. In Italia il fenomeno, dai primi casi di nicchia, è diventato ormai una realtà, tanto che il Politecnico di Milano ha istituito un Osservatorio Smart Working per monitorare l’evoluzione di questa innovativa modalità di lavoro che, attraverso l’ausilio della tecnologia, garantisce al lavoratore più flessibilità, agilità ed efficienza.
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio, più della metà delle grandi aziende che operano sul territorio italiano ha lanciato iniziative legate allo smart working e anche la pubblica amministrazione si sta adeguando al cambiamento, con oltre 4.000 dipendenti pubblici che lavorano da remoto (con un andamento di più di 800 lavoratori “smart” all’anno) e con il 48% degli uffici pubblici che sta valutando l’introduzione di modalità di lavoro più agili.
Numeri che confermano la diffusione ormai capillare dello smart working in Italia e la forte esigenza, espressa tanto dai lavoratori quanto dalle aziende, di dare il colpo di coda decisivo per cambiare la cultura del lavoro, fissando un nuovo paradigma lavorativo dalla logica semplice ma inoppugnabile: aumentare la flessibilità lavorativa significa avere lavoratori più soddisfatti e quindi una maggiore produttività, riducendo altresì i costi. Ma smart working vuol dire anche trasformare in positivo la mobilità, con un occhio di riguardo non solo per i lavoratori ma anche per l’ambiente, grazie alla diminuzione del traffico e dell’inquinamento.
La tecnologia al servizio dello smart working
Per essere effettivamente “smart”, il lavoro deve avvalersi della tecnologia. Grazie al cloud, alle soluzioni per la collaborazione da remoto e agli hardware mobili sempre più potenti e performanti (tanto che ormai si può quasi lavorare solo con lo smartphone), stare per ore dietro alla scrivania non è più necessario.
Una delle dimostrazioni più lampanti della funzionalità dello smart working è proprio la videoconferenza, che ha ormai raggiunto livelli davvero avanguardisti: i progetti “taylor made” di videoconferenza proposti da ITS S.r.l, azienda del settore networking e telecomunicazioni, in partnership con Cisco, permettono di organizzare meeting virtuali in tutto e per tutto simili alle riunioni “reali”.
Gli strumenti di ultima generazione sono in grado di trasformare una videoconferenza in un’esperienza di comunicazione altamente performante ed in un autentico spazio digitale di confronto. Una rivoluzione che elimina i costi che comporterebbe una trasferta lavorativa, senza contare il problema dei ritardi e, in generale, della problematicità degli spostamenti fisici. Lo smart working è la modalità di lavoro ideale per una società globalizzata, in continuo movimento ed all’insegna della flessibilità.