Christian Köberl, software architect, e Johannes Grumböck, infrastructure architect, Porsche Informatik, sono convinti che la digitalizzazione sarà una grande opportunità ed è importante saperla gestire al meglio.
Il settore automobilistico sta vivendo la più grande trasformazione della sua storia ultracentenaria – e l’automotive sta cambiando altrettanto velocemente. La digitalizzazione è diventata un importante fattore competitivo e al tempo stesso un catalizzatore, influenzando ogni azienda del mercato e dimostrando di essere una risorsa di cui avvantaggiarsi. Le imprese che vogliono beneficiarne dovrebbero prepararsi ad adattarsi da un punto di vista organizzativo, culturale e tecnico, oltre a essere in grado di gestirne i cambiamenti.
Per molti versi la digitalizzazione significa che le aziende devono orientarsi sulle esigenze dei clienti e questo focus percorre tutte le catene del valore – a livello aziendale e delle singole divisioni, dallo sviluppo alla produzione fino alle vendite e i servizi.
In qualità di service provider, la risposta di Porsche Informatik (Porsche Informatik, sussidiaria di Porsche Holding e azienda Volkswagen, specializzata nello sviluppo di automotive trading software) alla digital transformation di una rete automotive è ‘agility by design’: un numero crescente di nuove applicazioni viene sviluppato in tempi sempre più contenuti, e questi sviluppi devono essere pronti per il mercato più rapidamente che mai, compreso il business software personalizzato per grossisti, retail e servizi post-vendita, così come servizi finanziari e la distribuzione di parti di ricambio.
Sono più di 500 gli specialisti della digitalizzazione al lavoro sul software che gira in 26 paesi in tre continenti, adattandolo per soddisfare le specifiche esigenze di ciascun mercato. In totale questo significa circa 160 soluzioni con milioni di utenti ogni giorno. Alcuni degli esempi più prominenti comprendono il portale dell’usato Das WeltAuto, il Car Configurator, che permette ai clienti di progettare la loro prossima vettura, e l’app PIA Service che supporta la digitalizzazione di servizi visti dal punto di vista dell’utente.
Il viaggio per diventare una customer-centric company
Porsche Informatik sta passando da fornitore di soluzioni distributor-focused a provider di soluzioni orientate al cliente. Consideriamo l’app PIA Service per esempio che offre all’utente accesso diretto alle informazioni sul veicolo, con l’aiuto di un DiBox, e consente di programmare la manutenzione.
Ed è qui dove Red Hat OpenShift Container Platform entra in gioco: orchestrando le applicazioni end-customer e supportando il processo di sviluppo con un’eccellente integrazione continuous integration/continuous deployment (CI/CD).
Private Cloud un un data center in-house | Modernizzazione legacy modernization via private cloud
Porsche Informatik ha creato un private cloud, inizialmente ospitato da eww ITandTEL, nell’aprile 2017. Il hosting service provider si avvale di Red Hat OpenShift Container Platform come ambiente PaaS per consentire lo sviluppo e l’implementazione rapida di applicazioni per clienti come noi. Questo ambiente è stato completamente migrato in un data center in-house.
La strategia è quella di portare infrastruttura convenzionale sul cloud. Tuttavia, la capacità private cloud non deve essere esagerata, quello che serve è essere in grado di sviluppare applicazioni in modo rapido e semplice, sfruttando i vantaggi offerti dal cloud. Con l’aiuto di Red Hat OpenShift è possibile realizzare dei container di modo che il cloud possa accedere ai sistemi circostanti delle applicazioni legacy.
Il nostro obiettivo è, in futuro, un cloud pubblico. Sarà progettato come pure cloud, che si avvale solo di core system via Web service API definite e può fornire applicazioni a 26 paesi – dal Cile alla Malaysia.
Abbiamo vinto la scommessa scegliendo di implementare Red Hat OpenShift e prevedendo che Kubernetes sarebbe divento lo standard de facto per lo sviluppo di container Linux. Inoltre, con eww ITandTEL, avevamo un partner che stava già usando Red Hat e grazie al loro supporto la soluzione era online entro sei settimane – data center esterno compreso.
Abbiamo scelto Red Hat OpenShift perché è una delle migliori soluzioni enterprise quando si tratta di autorizzazione, autenticazione, logging, e metriche, tra le altre cose.
Il nostro team ha preso in mano la gestione del private cloud in-house. Stiamo lavorando con un approccio evolutivo al fine di portare la piattaforma, e le soluzioni, a un altro livello.
In vista di cicli di sviluppo più brevi, la velocità è cruciale. Ma cosa deve cambiare da un punto di vista culturale, organizzativo e tecnico quando le applicazioni devono essere sviluppate più rapidamente?
Cambiare la cultura organizzativa
Suggeriamo di organizzare team, processi, e strumenti secondo il concetto DevOps al fine di intraprendere i necessari cambiamenti culturali. In secondo luogo, è necessario che practice quali la continuous integration and continuous delivery siano implementate per rendere possibile la fornitura non-stop di software agli utenti.
Il time-to-market migliora quando gli sviluppatori dispongono degli strumenti e delle capacità di portare il software in produzione in poche ore. Qui l’automazione del processo con Red Hat OpenShift è più facile da realizzare rispetto alla soluzione Kubernetes pura.
Rispetto allo sviluppo di software tradizionale, c’è più flessibilità ma anche più responsabilità. E Red Hat OpenShift aiuta a supportare questo cambiamento culturale.
Il proverbiale ‘shift left’ nei cicli di sviluppo significa che la responsabilità passa dalle operation agli sviluppatori e al business. Lo sviluppo è quindi, con la continuous delivery, responsabile della gestione delle patch di immagini, scaling e backup dei dati.
Più possibilità, libertà di scelta e di azione
Il vantaggio DevOps da un punto di vista tecnico è nell’infrastruttura. Quindi è più semplice operare con tecnologie nuove come Node.js. Inoltre, i team possono scegliere se vogliono implementare un database in modo tradizionale con Oracle o adottare un programma come MongoDB, permettendo agli sviluppatori di configurare le applicazioni completamente senza dover gestire l’infrastruttura sottostante.
In sostanza, l’effetto principale di questa soluzione e di velocizzare il time to market e di utilizzare il feedback dei clienti per apportare miglioramenti più rapidamente. Nuove applicazioni che richiedevano più di una settimana oggi sono operative in poche ore. Il nostro obiettivo è di ridurre il time-to-market del 90 percento.