Infrastructure Migration, intervista a James Labocki di Red Hat

Infrastructure Migration, intervista a James Labocki di Red Hat

Intervistiamo James Labocki, Director of Product Management di Red Hat, per parlare delle modalità operative necessarie per una migrazione di successo.

– Quando si parla di migrazione, molte realtà aziendali sono in difficoltà. Quali sono le richieste più classiche da parte dei clienti? Quali sono i vantaggi principali che offre la soluzione Red Hat?
Spesso, i clienti si trovano in difficoltà in due ambiti distinti. Innanzitutto, fanno fatica a portare nuovi servizi al mercato perché la propria infrastruttura IT attuale – ovvero architetture applicative, le piattaforme su cui operano, ma anche i relativi processi e in generale la loro cultura aziendale – le rallenta. Ma si trovano anche chiamate a cambiare la loro infrastruttura IT, perché impegna troppe risorse, sotto forma sia di persone che di costi.

La Red Hat infrastructure migration solution consente ai clienti di ridurre la complessità e i costi della loro attuale infrastruttura, in modo da poter trasformare applicazioni, piattaforme e processi, e per poter offrire nuovi servizi al mercato più velocemente. I clienti possono ridurre fino al 50% i loro costi infrastrutturali, e possono sfruttare i fondi risparmiati per sviluppare nuove applicazioni basate su container.

– In molti ambienti sono state sviluppate architetture di virtualizzazione proprietarie. In questo caso, come è possibile operare con la Red Hat infrastructure migration solution?
La Red Hat infrastructure migration solution offre una serie completa di strumenti grazie a Red Hat CloudForms, una piattaforma di cloud management che permette ai clienti di identificare tutti gli asset virtuali che si trovano all’interno della loro infrastruttura virtuale esistente, senza necessità di agenti.

Fatto ciò, i clienti possono creare piani di migrazione grazie a un’interfaccia di semplice utilizzo. CloudForms sfrutta poi l’automazione di Ansible per automatizzare la conversione contemporanea di migliaia di machine virtuali tra l’infrastruttura esistente e la virtualizzazione basata su KVM fornita da Red Hat Virtualization o Red Hat OpenStack Platform.

– Come funziona la fase di “Discovery session”? L’analisi delle attività precedenti può essere complessa. Come si può sviluppare un piano di studio dell’infrastruttura del cliente?
Il team di servizi professionali di Red Hat ha una profonda esperienza nella migrazione sicura di workload, con una disponibilità che accede addirittura le necessità dei clienti. Un esempio concreto è il caso di Intermountain Healthcare, un grande fornitore americano di soluzioni healthcare con oltre 35.000 dipendenti, che Red Hat ha aiutato a migrare con successo. La Discovery Session è il momento in cui i servizi Red Hat operano a stretto contatto con il cliente, e questo aiuta il cliente stesso a comprendere esattamente come la migrazione può essere effettuata, considerando sia i requisiti tecnici che quelli di business.

Alla fine della Discovery Session, il cliente riceve una documentazione che illustra come la migrazione potrebbe essere condotta, e i benefici di business che si potrebbero ottenere, insieme al modo in cui questi benefici potrebbero aiutare i clienti ad accelerare le loro iniziative di trasformazione digitale.

– Quali risultati avete ottenuto finora, tramite test interni o concreti casi di migrazione? Quali sono i miglioramenti ottenuti in tema di costi di gestione, efficienza dei processi e automazione?
La Red Hat infrastructure migration solution è stata utilizzata con successo da parte dei clienti per migrare oltre 100.000 macchine virtuali. Il migration tooling recentemente rilasciato offre la possibilità di condurre migrazioni parallele, in modo da poter convertire migliaia di macchine virtuali in modo veloce.
Un caso concreto è quello di un cliente che ha registrato un miglioramento nelle performance di migrazione di un ordine di grandezza, rispetto a test di migrazione condotti in precedenza.