Red Hat celebra 25 anni di innovazione e crescita impetuosa; un periodo che ha trasformato l’azienda in un vero e proprio leader mondiale del mondo open source.
Solo una società al mondo può vantarsi (a pieno titolo) di essere sinonimo di open source, e stiamo ovviamente parlando di Red Hat.
Non è un caso che il termine stesso “open source” sia stato definito nel 1998, mentre Red Hat iniziò il proprio brillante percorso aziendale ben 5 anni prima, nel 1993.
Pochissimi avrebbero scommesso, quantomeno commercialmente, sul successo del modello open source: come si poteva guadagnare con software libero?
Red Hat ha ampiamente dimostrato a tutti che questa strada è non solo percorribile, ma anche estremamente redditizia: Gianni Anguilletti, Regional Director – Italy, Turkey , Israel, Greece and Cyprus, ha ricordato come 64 trimestri consecutivi di crescita costituiscano numeri che non hanno bisogno di nessuna enfatizzazione; qualsiasi imprenditore farebbe carte false per numeri anche meno impressionanti.
Anguilletti ha anche sottolineato come Red Hat abbia saputo crescere in maniera davvero inarrestabile, senza per questo sacrificare l’utile, abbondantemente sopra i 100 milioni di dollari, per un fatturato non lontano dai 3 miliardi di dollari, con una crescita del 21% rispetto all’anno precedente. Le attese sono ottime anche per il nuovo anno, trainato senza dubbio dalle sottoscrizioni, che hanno un peso non lontano dal 70% del fatturato totale, ma anche dalla vasta offerta altamente specializzata e (come sempre) ampiamente personalizzabile.
Red Hat ha saputo molto spesso procedere con M&A mirate e di grande successo, come l’acquisizione di Jboss o Ansible (sul cui enorme potenziale Anguilletti si è mostrato entusiasta), dimostrando di saper scegliere il meglio sul mercato, senza timore di investire laddove se ne presentasse l’opportunità.
Anche in Italia, aziende come Fastweb hanno scelto di avvalersi di Red Hat come partner per i propri servizi cloud; Magneti Marelli ha optato per grande soddisfazione Open Stack, ottenendo enormi benefici prestazionali e, a riprova della vasta offerta di Red Hat, citiamo anche Vodafone Automotive, che ha scelto Red Hat OpenShift per gestire un grande numero di controlli automatizzati, grazie alla sua architettura a micro-servizi.
Anche il mondo della Pubblica Amministrazione, tramite il noto portale Consip, si avvale dei prodotti e servizi Red Hat, con facilitazioni nel processo di acquisto (spesso vera palla al piede del settore pubblico), oltre ad avere numero verde dedicato e costi di sottoscrizione ridotti.
La struttura italiana di Red Hat gioca un ruolo da protagonista, eccellendo all’interno dell’area EMEA, grazie alla grande qualità delle risorse umane e ad una segmentazione che permette di seguire al meglio le differenti tipologie di riferimento, dalle Telco alle Industry, senza scordare il settore mid & small market, nel quale risulta fondamentale la sinergia con i partner sul territorio. Se solo un anno fa Red Hat Italia contava su 100 dipendenti, oggi sono 150: testimonianza quanto mai concreta della dinamicità e capacità di crescita aziendale. Non possiamo non ricordare, infatti, che l’Italia ancora fatica a ripartire come prodotto interno lordo rispetto alle altre grandi nazioni europee, ed è doppiamente difficile produrre risultati economici di rilievo in un contesto generale certamente non florido.
Unitamente a questo, il valore aggiunto di Red Hat Italia in termini di competenza e (come da DNA aziendale) di collaborazione nello sviluppo di soluzioni sempre più innovative è davvero altissimo. L’atmosfera che si respira all’interno degli open space di Red Hat è sicuramente positiva; soluzioni come container, multi-cloud e automation sono basi per un avvenire più che florido per la multinazionale statunitense che è riuscita nella assai ardua impresa di coniugare visione avveniristica e solide basi, senza mai perdere il contatto con le esigenze dei propri clienti attuali e potenziali; anzi, spesso anticipandone in largo anticipo le necessità.