Se esiste una azienda che per molti è sinonimo di reti telefoniche e grandi cablaggi, questa è Sirti; oggi la società si rinnova a punta sulla trasformazione digitale.
Non a caso infatti l’acronimo significa Società Italiana Reti Telefoniche Interurbane, ma certamente dal 1921 (anno di fondazione) ad oggi molto è cambiato, e Sirti ha accompagnato l’Italia nel cammino verso una trasformazione sempre più rapida verso la società della digitalizzazione.
Con questo concetto ben presente, Roberto Loiola (da Settembre CEO di Sirti) e John Davidson (presidente di Sirti e CEO di Pillarstone, il fondo che detiene il 100% delle azioni di Sirti) hanno delineato il quadro del piano 2018-2020 di Sirti, da cui traspare a chiarissime lettere la volontà di diversificare l’offerta di servizi, pur rimanendo nel solco della propria knowledge base: in aggiunta alla solida e tradizionale business unit Telco.
Ovvia l’attenzione verso la rete in fibra ottica, tanto di TIM quanto di Open Fiber (per citare due dei maggiori clienti); Sirti punta per il prossimo triennio sullo sviluppo e diversificazione verso tre BU già esistenti ma (secondo Sirti) con un grande potenziale: Transportation, con RFI e Trenitalia quali clienti principali, Energy e Utilities (e qui le aziende clienti sono Enel e Terna) e per finire la BU ICT.
Proprio su quest’ultima, Roberto Loiola si è speso nell’indicarla come il focus principale soprattutto in termini di M&A, attività che non a caso uno è dei principali campi di azione di Pillarstone.
Per voce del CEO John Davidson, la presenza di Pillarstone in Sirti non sarà passeggera, e ha ricordato con forza che l’attività di Pillarstone è ben diversa da quella di un hedge fund (fondo comune di investimento): l’azione è volta infatti al mettere in sicurezza i bilanci, rinegoziare debiti a lungo termine, creare maggior efficienza produttiva e non ultimo fornire alla società partecipata (in questo caso, Sirti) il capitale necessario a procedere agli investimenti.
La fiducia di Pillarstone in Sirti è evidenziata, se non altro, dal fatto che ne detiene il 100% delle azioni, e che per ora non è prevista una quotazione in borsa. Inutile nascondere che più di un giornalista ha inarcato le sopracciglia quando, nel parlare degli obbiettivi per il 2020, Loiola ha mostrato una slide in cui il peso del reparto Telco risultava grandemente ridotto: dall’attuale 72%, al 54% al termine del triennio.
Anche a fronte di un deciso incremento nella altre BU, sicuramente ha sorpreso la platea non sentire totale fiducia verso il core business, soprattutto in epoca di forti investimenti nella fibra ottica. Probabilmente ha contribuito a rendere molto prudenti le stime, la recente scelta di 3/Wind di affidare molte commesse a ZTE; una medesima scelta da parte delle altre società Telco, o anche una rimodulazione al ribasso dei contratti, avrebbe un sicuro impatto negativo sul fatturato.
Inoltre, la rete 5G ha orizzonti temporali più lunghi, ed un eventuale effetto positivo sul bilancio di Sirti è destinato ad avverarsi oltre il 2020, secondo le parole di Loiola.
Ecco quindi che, unitamente alla necessità di aumentare in maniera importante la redditività e non solo il fatturato, si spiega la forte volontà di Sirti di andare verso un chiaro ampliamento del raggio di azione. Un ruolo molto importante è ricoperto dall’azionista unico Pillarstone, senza il cui apporto finanziario probabilmente ad oggi Sirti non avrebbe avuto le forze economiche per sostenere i costi di ricerca e sviluppo, e quelli relativi all’assunzione di personale altamente qualificato, oltre alle indispensabili acquisizioni aziendali che permetteranno a Sirti di ricoprire rapidamente un ruolo di rilievo nei settori in cui era finora presente in modo marginale.
Sicuramente non è stata una conferenza banale, quella tenuta da Roberto Loiola e John Davidson, che hanno dato la chiara impressione di avere tanto le idee chiare, quanto i piedi ben piantati per terra: inutile dire che senza innovazione si è destinati ad un rapido oblio, ma è altrettanto vero che sprecare risorse preziose in direzioni poco proficue non sarebbe meno dannoso per la società, che mi è parsa essere in ottime mani.
Credo che per Sirti si prospettino tempi impegnativi anche in virtù della congiuntura economica, ma ho la positiva sensazione che le prospettive siano di solide basi di sviluppo. Sicuramente il 2018, e ancora di più il 2019, contribuiranno a rendere più precisi i contorni del futuro aziendale.