Cristina Iacob, Commercial Strategy Director di Experian Italia, condivide qualche consiglio su come difendersi online nell’era della digital disruption.
Con la digital disruption le frodi si propagano più facilmente per la pervasività della tecnologia in molti aspetti della vita quotidiana e spesso per una insufficiente educazione e cultura della sicurezza della singola persona. I rischi maggiori si hanno con il furto d’identità. Ci sono delle precauzioni semplici che si possono prendere per difendersi: prima di tutto esaminare con attenzione le mail che chiedono dati personali anche quando arrivano da società di cui siamo clienti. In caso di dubbio usare un browser diverso da quello attuale qualora vi sia l’inserimento automatico delle password. Anche copiare il link proposto e verificare l’indirizzo a cui punta prima di fare clic su ‘enter’ può aiutare a svelare tentativi di furto. In caso di sospetto spam rispondere ai messaggi anche solo per cancellare l’iscrizione alla mailing list non fa altro che confermare la validità dell’indirizzo mail allo spammer, che spedirà di conseguenza una maggiore quantità di messaggi.
Talvolta si riscontra una scarsa trasparenza da parte di enti e aziende che subiscono intrusioni dagli hacker: anche quando una frode informatica è individuata, non viene comunicata. Proprio per questo la maggior parte dei danni derivanti dal cybercrime sono difficili da quantificare e ciò crea dei rischi nell’ecosistema del business a livello globale e in particolar modo alle PMI.
In Italia le richieste di verifica per la prevenzione frodi che noi di Experian esaminiamo sono ogni anno oltre 10 milioni. Si tratta per la maggior parte di società che offrono servizi digitali ai privati e che hanno la necessità di rilevare e prevenire il fenomeno nelle fasi iniziali, a cominciare dalle richieste di pagamento con carte di credito e telefoniche. Per la prevenzione dei furti di identità e delle frodi, oltre alle nostre soluzioni informatiche, ci avvaliamo di uno strumento efficace che è il Sistema pubblico di prevenzione (Scipafi) che consente il riscontro dei dati contenuti nei principali documenti d’identità, riconoscimento e reddito, con quelli registrati nelle banche dati degli enti di riferimento, come quelle dell’Agenzia delle Entrate, Ministero dell’Interno, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, INPS e INAIL. In questo modo siamo in grado di rilevare degli alert antifrode che denotano anomalie nel sistema, ma non necessariamente frodi reali: nel 2016 su circa 13,8 milioni di transazioni abbiamo registrato la percentuale più alta di allarmi tra giovani con meno di trent’anni (15,6%) e over 60 (12,4%), tra le donne (13%), mentre a livello geografico nei primi posti per allarmi frode troviamo i residenti all’estero (49%) e la provincia di Bolzano (21%), oltre alle province di Napoli, Salerno, Bari, Foggia, Campobasso, Palermo, Catania, Siracusa che oscillano tra il 16 e il 14%.