Veeam e la digital transformation, intervista a Olivier Robinne

Veeam e la digital transformation, intervista al VP Olivier Robinne

Intervistiamo Olivier Robinne, vicepresidente EMEA di Veeam, per approfondire le strategie dell’azienda e l’approccio al mercato italiano.

– Quali nuove alleanze vedete nel futuro? Di quali nuovi partner avete bisogno per espandervi in nuovi mercati?
Veeam ha un forte ecosistema, all’inizio abbiamo cominciato con HP, NetApp, Cisco, Microsoft con Azure.
Intendiamo allargarlo con nuovi partner come Lenovo e continuiamo a guardare avanti alla ricerca di partner che possano fornire storage API in modo da essere sempre più presenti nel cloud environment e nel cloud infrastructure.

– La vostra filosofia è quella di rispondere alle esigenze dei clienti indipendentemente dal tipo di cloud che utilizzano. Quali sono le vostre previsioni: cloud privato, pubblico, ibrido?
Innanzitutto siamo sempre stati agnostici sull’ambiente e siamo sempre pronti a offrire una soluzione quale che sia il cloud.
In secondo luogo, che sia privato, pubblico o ibrido intendiamo fornire delle soluzioni che coprano tutti gli ambienti e non forzeremo mai le scelte dei clienti.
Fino a circa due anni fa il 90% del mercato era privato mentre oggi i clienti non sono interessati a dove siano custoditi i dati, gli elementi più importanti sono la sicurezza e i costi per gli utenti.
Per esempio, trasformeremo la struttura IT di un’importante banca francese e abbiamo proposto una soluzione incentrata su costi. Per loro è indifferente il tipo di cloud mentre sono interessati alla qualità dei servizi che possono offrire.

– Le banche sono in genere considerate come molto conservatrici.
C’è una reale evoluzione, è vero che ci sono molte barriere alle novità ma stanno cambiando a causa della concorrenza che obbliga a impegnarsi su nuove strade.
Le banche stanno cambiando radicalmente anche per offrire ai clienti servizi in modalità Saas (Software as a Service).
Qualcosa sta cambiando effettivamente e per questo parliamo di Digital transformation.
I dati per le banche sono critici e questo per loro è un problema centrale ma devono essere allo stesso tempo agili e flessibili per rispondere alle richieste dei clienti che scelgono in base a queste caratteristiche.

– Quali sono gli ostacoli maggiori sulla strada della digital transformation?
Le faccio un esempio. Negli ultimi anni molte aziende hanno nominato un chief digital officer al posto di un chief marketing officer per essere in grado di gestire la digital transformation. Ha funzionato solo nel caso in cui tutti i massimi dirigenti dell’azienda fossero impegnati in questa trasformazione digitale. In caso contrario non ha dato risultati anche a fronte di forti investimenti.
Avere questo impegno è fondamentale e molte aziende inseriscono nei consigli di amministrazione persone competenti in information technology.

Veeam e la digital transformation, intervista a Olivier Robinne

– Non è solo una questione di soldi.
È sempre una questione di soldi ma è veramente un problema legato ai manager. Se questi sono convinti la trasformazione funziona altrimenti no.

– Va anche cambiato il modello di organizzazione aziendale, non basta scegliere la tecnologia giusta.
Certamente sì, il change management funziona solo quando c’è l’impegno del consiglio di amministrazione.

– Pensa che manchino le competenze?
L’IT sta cambiando rapidissimamente, troppo rapidamente, ogni settimana, ogni mese ci sono novità e dopo un anno se non ci si aggiorna si diventa vecchi.
Per questo ogni azienda deve contribuire alla formazione delle proprie persone.

– Quali sono i settori di mercato più importanti per Veeam?
Non siamo organizzati per settori o segmenti verticali, in ogni caso ci sono ambiti con un alto potenziale come le banche e i servizi finanziari, ovviamente le telco, perché combinano le esigenze interne con il cloud offerto ai clienti, le utilities, l’education e la pubblica amministrazione.

– L’Italia è nota per la forte presenza di piccole e medie imprese. Come vi muovete nel nostro paese?
In Italia Veeam ha un forte sistema di partner, indispensabile per raggiungere le PMI.
Abbiamo circa 16mila clienti in Italia, che includono medie e piccole aziende, ma riteniamo che ci sia un forte potenziale anche nelle grandi imprese.

-Veeam opera al 100% tramite partner, avete mai avuto l’idea di rivolgervi alle grandi imprese in modo diretto?
Francamente no e questo perché quando si inizia una partnership più fiducia reciproca c’è e più è possibile sviluppare l’attività, perciò se si cambia la strategia verso le grandi imprese questo può creare del disagio presso i partner; la loro fiducia non va mai tradita.