Arbor, vediamo come proteggere il cloud dagli attacchi DDoS

Arbor, vediamo come proteggere il cloud dagli attacchi DDoS

Marco Gioanola, Cloud Services Architect di Arbor Networks, ci spiega come le aziende possano proteggersi dagli attacchi DDoS che colpiscono il cloud.

La migrazione in cloud è un argomento di grande attualità da almeno un paio d’anni e sono ormai numerosissime le aziende di vario tipo e dimensione che propongono questo tipo di servizio. Esiste un vasto assortimento di proposte finalizzate alla migrazione di dati e applicazioni in cloud, variabili in funzione del tipo di servizio specifico e della grandezza degli operatori: dai grandi cloud provider pubblici o ibridi ai service provider più piccoli e specializzati che offrono servizi gestiti mirati. Tutti hanno però in comune un’infrastruttura multi-tenant con accesso basato sulla connettività Internet.

Gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) rappresentano, purtroppo, un problema dilagante per le società che offrono servizi cloud e hosting a causa della loro rapida espansione in termini di scala e frequenza. Un singolo attacco può colpire una sola applicazione all’interno di un ambiente, ma così facendo, se ha sufficiente potenza, l’attacco può saturare la connettività Internet e ripercuotersi su tutti i servizi che condividono lo stesso accesso Internet. Il fenomeno è stato descritto all’interno del Worldwide Infrastructure Security Report (WISR) di Arbor Networks, che evidenzia quanto segue:

  • il 61% degli operatori di data center o cloud ha subito attacchi che hanno saturato completamente la loro banda nel 2016;
  • il 21% degli operatori di data center o cloud ha subito oltre 50 attacchi DDoS al mese.

Si fa quindi più pressante per i provider di servizi cloud e per i loro clienti la necessità di implementare adeguate misure di protezione della disponibilità.

Come si difende la disponibilità?

Esistono due principali tecniche per proteggere i servizi cloud e gli utenti che ne usufruiscono dal rischio di attacchi DDoS.

  1. L’utente finale può acquistare un’infrastruttura di protezione DDoS virtualizzata dal proprio fornitore di fiducia e abbinarla a un servizio di protezione DDoS offerto da un provider di servizi di sicurezza gestiti (MSSP) specializzato. Questa è la trasposizione in ambiente cloud del modello utilizzato per anni da molte aziende per proteggere i dati e le applicazioni residenti nei loro data center. Il vantaggio, dal punto di vista dell’utente finale, è la possibilità di utilizzare la stessa soluzione, già familiare, per i servizi cloud e non cloud.
  2. L’alternativa è l’acquisto, separato o nel quadro di un’offerta completa, di un servizio di protezione DDoS fornito dall’operatore del cloud. Molti provider di servizi Internet hanno implementato un’infrastruttura di rilevamento e mitigazione DDoS a difesa delle proprie attività e hanno poi cercato di far fruttare questa capacità offrendola ai propri clienti in forma di servizio gestito. I provider di servizi cloud stanno iniziando a fare lo stesso: dovendo proteggere le proprie infrastrutture, hanno pensato di sfruttare le apparecchiature e competenze già in loro possesso per fornire ai clienti servizi di sicurezza aggiuntivi di alto valore di cui è difficile liberarsi.

Entrambi i modelli descritti assicurano la protezione necessaria e la scelta dipende dalle esigenze dell’utente finale in rapporto alle capacità del provider di servizi cloud. Per gli operatori cloud, tuttavia, la seconda soluzione è indubbiamente preferibile, come dimostra il crescente numero di operatori che cercano di fornire esplicitamente servizi di protezione DDoS.

Questa non è però generalmente una soluzione realizzabile da un singolo operatore, a meno che non si tratti di uno dei maggiori. Gli odierni attacchi DDoS volumetrici possono infatti superare i 500 Gbps, una portata che la grande maggioranza degli operatori cloud non riesce a gestire senza appoggiarsi a monte ad un servizio di protezione DDoS esterno. I fornitori di questi servizi sono, in alcuni casi, le aziende che offrono apparecchiature da utilizzare all’interno dell’ambiente cloud per fornire una protezione locale. In questi casi, è possibile adottare servizi integrati o talvolta interamente gestiti.

Non vi è alcun dubbio tuttavia sulla necessità per gli operatori cloud e i relativi clienti di adottare misure di protezione DDoS adeguate a difesa della disponibilità dei servizi. il WISR di Arbor ha evidenziato la forte impennata della percentuale di operatori di data center o cloud che hanno subito perdite durante il 2016 a causa degli attacchi DDoS, un problema che può essere certamente evitato. Esistono infatti tecnologie e processi difensivi efficaci capaci di tutelare le attività e, potenzialmente, di incrementare le entrate degli operatori di cloud.