Albert Zammar, VP southern EMEA di Veeam, sottolinea come la digital transformation renda necessaria un’alta disponibilità delle applicazioni e dei servizi. Nel presentare i dati del Veeam Availability Report 2017, giunto alla sesta edizione, Albert Zammar ha sottolineato come nelle aziende non ci sia più tolleranza per i disservizi, per la mancanza di disponibilità delle applicazioni critiche e per il downtime non programmato.
Inoltre, lo stesso concetto di mission critical è cambiato e si è ampliato passando dall’ERP e dal CRM fino a includere l’email, le applicazioni web e anche i social media. Esempi in questo senso sono la fatturazione via email o i portali aziendali dedicati.
Il Report evidenzia come il 96% delle aziende intervistate abbia avviato processi di digital transformation e che per il pieno successo di questo passaggio sia necessaria un’alta disponibilità delle strutture. Al punto che per il 66% delle stesse aziende è proprio la mancanza di disponibilità a costituire un importante ostacolo per la digital transfomation.
Di particolare rilievo la distanza tra il livello di disponibilità dei servizi atteso dalle strutture di business rispetto alla effettiva disponibilità tecnologica.
I danni sono sia economici, in crescita anno dopo anno, sia legati agli effetti negativi sulla brand reputation e sulla fiducia degli stessi dipendenti. Un’altra conseguenza è che per recuperare la piena disponibilità di dati e applicazioni è necessario spostare risorse da altri progetti in corso. In Italia c’è meno attenzione alla brand reputation mentre è molto sentito il fatto di dover riallocare risorse da altri progetti.
Veeam in Italia sta crescendo a tassi significativi. Il primo trimestre 2017 ha fatto segnare un più 30% rispetto all’analogo periodo del 2016, in linea con l’obiettivo del 2017 che è di crescere del 30% sul 2016.
I risultati del sesto Veeam Availability Report – Il Veeam Availability Report 2017 è stato condotto su oltre mille IT manager in 24 nazioni. Dai risultati emerge che il 69% delle multinazionali ritiene che il continuo accesso ai servizi, ovvero l’Availability, sia una condizione necessaria per la Digital Transformation. Nonostante ciò, la maggioranza dei responsabili IT (66%) asserisce che queste iniziative subiscono dei ritardi a causa di interruzioni di servizio non pianificate, provocate da cyber attacchi, errori nell’infrastruttura, interruzioni nel network e disastri naturali. La media di fermo del server è di 85 minuti per disservizio.
Il costo di un’interruzione di servizio non è puramente economico – I costi specifici del downtime sono soggetti a variazioni e la media del costo annuale per ogni azienda è di 21,8 milioni di dollari, rispetto ai 16 milioni di dollari rilevati dal report lo scorso anno.
Il downtime e la perdita di dati compromettono inoltre la reputazione delle imprese nei confronti dell’opinione pubblica, in maniera non quantificabile a livello economico.
Lo studio di quest’anno evidenzia che quasi la metà delle aziende coinvolte ha rilevato una perdita di fiducia da parte dei clienti, mentre il 40% ha riscontrato un danno all’integrità del proprio brand, con un impatto negativo sia sulla reputazione del brand stesso sia sulla fidelizzazione dei clienti. Per quanto riguarda invece le implicazioni interne, un terzo degli intervistati ha constatato una diminuzione della fiducia dei dipendenti e il 28% ha dovuto riallocare le proprie risorse per far fronte a questa criticità.
Il futuro Multi-Cloud – Il cloud e i suoi diversi modelli di consumo stanno modificando il modo in cui le aziende si approcciano alla protezione dei dati. Numerose imprese considerano il cloud come un trampolino di lancio per la propria agenda digitale, con investimenti nel software as a service destinati ad aumentare del 50% nei prossimi 12 mesi. Quasi la metà dei leader aziendali (43%) ritiene che i cloud provider possano offrire un servizio migliore per i dati mission-critical rispetto ai processi IT interni. Gli investimenti nel Backup-as-a-Service (BaaS) e Disaster Recovery as a Service (DRaaS) aumenteranno di pari passo in quanto le aziende li combineranno con la tecnologia cloud.
Le sfide del Protection Gap – Il 77% delle aziende ha riscontrato quello che Veeam identifica come Protection Gap, ovvero l’incapacità dell’organizzazione IT di proteggere i dati, superando quindi la soglia di tolleranza relativa ai dati persi, con aspettative sui tempi di attività costantemente insoddisfatte a causa di meccanismi e di politiche di protezione insufficienti. Nonostante le aziende affermino di poter tollerare solo 72 minuti all’anno di perdita di dati derivanti dalle applicazioni “ad alta priorità”, l’analisi di Veeam mostra che gli intervistati in realtà subiscono 127 minuti di perdita di dati, una differenza di quasi un’ora. Ciò rappresenta un grave rischio per tutte le aziende e impatta il successo del business in diversi modi.
Metodologia dell’indagine – Veeam ha commissionato lo sviluppo e l’esecuzione dell’indagine su cui si basa questo report a Enterprise Strategy Group (ESG), una società leader nell’analisi IT, ricerca e strategia. Per raccogliere i dati del report, a fine 2016 ESG ha condotto un sondaggio online in 24 nazioni, rivolgendosi a 1.060 responsabili IT di aziende private e pubbliche con almeno 1.000 dipendenti. Sono stati inclusi nella ricerca Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Hong Kong, India, Israele, Italia, Giappone, Messico, Olanda, Russia, Arabia Saudita, Singapore, Svezia, Tailandia, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Albert Zammar, vice president southern EMEA region di Veeam Software
Veeam ha chiuso il 2016 con un fatturato record di 607 milioni di dollari, ed un incremento del 28% dei ricavi rispetto all’anno precedente, confermando la propria crescita inarrestabile. Quella di Veeam si conferma ormai tra le più note soluzioni adottate dalle aziende moderne, oggi consapevoli dell’imprescindibilità della disponibilità di dati e applicazioni per un business operativo sempre ed ovunque. Per questo il nostro parco clienti spazia dalle piccole alle grandi imprese e, a proposito di queste ultime, merita una menzione particolare il fatto che il 73% delle aziende Fortune 500 e il 56% delle Global 2000 si avvalgono delle nostre soluzioni.
Guardando alla Southern EMEA Region, Veeam supera abbondantemente i 27.000 clienti e l’aumento dei ricavi di quest’area si attesta attorno al 26%.
Siamo fieri di poter dichiarare che anche la situazione italiana è altrettanto positiva: i ricavi totali hanno registrato un incremento del 29%, dato leggermente superiore alla media globale. In parallelo si è ampliato anche il nostro parco clienti, che al momento consta di oltre 14.000 aziende, circa il 40% in più rispetto allo scorso anno.