Trend Micro svela i rischi del Business Process Compromise

Trend Micro svela i rischi del Business Process Compromise

Gastone Nencini, Country Manager di Trend Micro Italia, mette in guardia contro i gravi rischi security connessi agli attacchi Business Process Compromise.

Siamo tutti consapevoli ormai degli attacchi mirati e delle minacce APT. Molti avranno già predisposto delle misure per tutelarsi dalla crescente epidemia degli attacchi Business Email Compromise, conosciuti anche come “truffe del CEO”, ma è possibile che gli attacchi Business Process Compromise (BPC) non siano ancora comparsi sul radar di molti responsabili IT. Eppure abbiamo già registrato casi importanti, come l’attacco alla Bangladesh Bank che ha fruttato 81 milioni di dollari. Gli attacchi Business Process Compromise sono attacchi complessi e sofisticati che possono avere un impatto clamoroso a livello finanziario e sulla reputazione delle vittime, per questo dovremmo iniziare a parlarne seriamente.

Questa tipologia di attacchi richiede un investimento significativo di tempo e risorse, per questo sembra essere al momento una specialità dei gruppi cybercriminali più organizzati. Il punto di partenza è simile a quello di un classico attacco mirato o di un attacco APT, l’hacker utilizza tecniche di ingegneria sociale e malware per inserirsi all’interno dell’organizzazione scelta come obiettivo. Una volta all’interno gli attaccanti tracciano un profilo completo e dettagliato dell’organizzazione e dei suoi processi e al momento giusto aggiungono, modificano o cancellano i codici chiave oppure modificano o intercettano le transazioni per raggiungere il risultato desiderato.

Gli obiettivi possono essere molteplici, come la creazione di un fondo fraudolento per il trasferimento di denaro – e questo è il caso della Bangladesh Bank – oppure il re indirizzamento di merci di valore a un indirizzo diverso come successo nel 2013, quando il sistema di tracciamento dei container del porto di Anversa è stato infiltrato per contrabbandare droghe. Un attacco Business Process Compromise potrebbe essere all’origine anche nel celebre caso di Stuxnet, che ha coinvolto l’impianto per l’arricchimento di uranio a Natanz, in Iran.

Gli attacchi Business Process Compromise non hanno l’obiettivo di rubare dati o IP critici per ottenere denaro e non criptano i dati di un’azienda per poi ricattarla. Questa tipologia di attacchi mira a utilizzare le informazioni dettagliate di un obiettivo per cambiare i suoi processi e si avvale del fatto che troppe aziende danno ancora la priorità ai controlli perimetrali, consentendo agli attaccanti di muoversi liberamente senza essere rilevati una volta all’interno.

Come contrastare gli attacchi Business Process Compromise?

Le tecniche e le tattiche di protezione devono essere affinate. Il controllo delle applicazioni può impedire l’accesso ai sistemi critici per assicurare che nulla venga alterato e il monitoraggio dell’integrità dei file (FIM) è in grado di rilevare qualsiasi traccia di attività sospette all’interno della rete che potrebbe indicare il tentativo di compromettere un processo chiave. La prevenzione delle intrusioni è importante per evitare i movimenti laterali, nel momento in cui gli attaccanti cercano di muoversi intorno all’obiettivo raccogliendo qualsiasi tipo di informazione e il machine learning è un utile alleato per rilevare i malware progettati per evadere i filtri tradizionali. Il segreto per contrastare un attacco Business Process Compromise è individuare ogni incursione o tentativo di modificare i sistemi prima che gli attaccanti abbiano il tempo di fare qualche danno reale. Il tempo medio di permanenza in casi di un’infiltrazione è di 100 giorni. È chiaro che le azioni di contrasto hanno un ampio margine di miglioramento.

Nel 2018 la General Data Protection Regulation entrerà in vigore e obbligherà le aziende a denunciare le violazioni di dati. Il fatto che gli attacchi Business Process Compromise non coinvolgano i dati dei clienti potrebbe rendere questa minaccia meno prioritaria per il management, ma non per questo meno pericolosa. D’altronde un concorrente potrebbe sempre cercare di manomettere i processi di produzione per introdurre errori nei prodotti o generare lunghi ritardi nella produzione. E i danni potrebbero anche essere peggiori di una “semplice” violazione.