La smart industry non è solo IoT ma va inquadrata nella digitalizzazione, secondo Michele Dalmazzoni, collaborative & Industry 4.0 sales leader di Cisco Italia.
I processi di digitalizzazione hanno già cominciato a farsi sentire in ambito industriale e le conseguenze si vedranno sempre più rapidamente in quanto la digitalizzazione si coniuga con l’automazione industriale e con l’Internet delle Cose.
E l’impatto non toccherà solo il mondo della fabbrica e della produzione ma raggiungerà gli uffici con lo Smart working e le città con le Smart city e lo sviluppo dei servizi al cittadino.
La digital transformation con il suo alto tasso di innovazione comporta una ricaduta sui modelli di business.
Innanzitutto, aumentano i servizi: con Industry 4.0, anche per l’effetto dell’IoT, le aziende passeranno dalla vendita di prodotti a quella di prodotti e di servizi con effetti positivi sul fatturato e sui margini di guadagno.
Le novità non sono e non saranno solo nella struttura tecnologica delle imprese, l’effetto più significativo si avrà nell’impianto organizzativo aziendale con la fusione tra IT e operations che porterà alla diffusione dell’enterprise technology inclusiva di marketing, Ict, logistica e operation.
Tecnologie e organizzazione ma anche formazione, non a caso con la Academy Cisco si propone di formare 100mila studenti in tre anni.
E dal momento che digitalizzare vuol dire trasformare l’azienda, “nessuno può avere l’ambizione, o l’arroganza – sostiene Dalmazzoni – di affermare di essere in grado di poter fare tutto da solo. L’obiettivo di Cisco è di agire da catalizzatore di un ecosistema in ambito industriale. Non si può fare il kit dell’IoT.”
Non si può fare il kit dell’IoT
La costruzione di un ecosistema è inevitabile anche perché è un errore pensare che digitalizzare sia sinonimo di software, in ambito industriale gli elementi cardine, oltre al software, sono le macchine e i dispositivi collegati.
Macchine che spesso non sono nate digitali e che necessitano di interventi di retrofitting, vale a dire l’applicazione di sensori per consentire loro di essere inserite in ambienti di produzione digitalizzati.
Per quanto riguarda il Piano Nazionale Industria 4.0 Dalmazzoni non ha dubbi: “Per le aziende questo è il momento giusto per partire dal momento che il Piano prevede che per almeno il 20% gli investimenti debbano essere effettuati entro la fine del 2017.”
Un ostacolo importante, che si frappone sulla strada della digitalizzazione, è determinato da come si sono sviluppate nel corso degli anni le reti di fabbrica che sono cresciute per addizione, con soluzioni verticali e proprietarie e di conseguenza non adeguate alla digitalizzazione.
Per superare questi vincoli del passato Cisco ha definito e validato delle design guide volte a far comunicare tra loro reti di fabbrica e reti aziendali.
Con una particolare attenzione alla cybersecurity considerato che Cisco è il primo hacker etico al mondo e che durante l’Expo 2015 ha sventato 500mila attacchi cyber alle strutture dell’esposizione.
Matteo Masi, digital transformation sales specialist industry 4.0/digital manufacturing, evidenzia come il vantaggio di Cisco sia nell’approccio inclusivo delle varie funzioni aziendali. Non solo, Industry 4.0 vuol dire interconnessione e qui sta un altro plus di Cisco: il pervasive computing, la capacità di fare computing in ogni punto della rete. “The hardware is back” come dice Masi.