In-Site innova il datacenter, intervista al CEO Pietro Foglio

 – In-Site gestisce l’intero processo realizzativo delle infrastrutture DataCenter, più precisamente di quali aspetti vi occupate?
Stante un confine economico preciso, i requisiti del Contractor comprendono una comprovata capacità finanziaria e organizzativa. In base a questo, In-Site è capace di realizzare tutti gli aspetti progettuali/costruttivi e le forniture (opere edili, elettriche e meccaniche).
Sul fronte IT, solitamente non vengono forniti device, appliance e server che, molto spesso, sono scelte direttamente dal cliente, attraverso una interazione diretta con i differenti vendor, secondo un ciclo virtuoso che porta vantaggi economici e riduce i tempi di fornitura.
In senso generale, In-Site è fortemente orientata allo sviluppo edile ed elettrico ma non è esclusa a priori la possibilità di realizzare la totalità dei lavori necessari, per un vero sito “chiavi in mano”.
In alcuni contesti l’azienda è intervenuta per riqualificare strutture esistenti, “un lavoro molto complesso e con molti limiti imposti” precisa Foglio. In altre situazioni, invece, in presenza di realtà già funzionali, è stato possibile assorbire fornitori e installatori, garantendo una formazione ad hoc e un’orchestrazione dei lavori. È il caso del datacenter sviluppato per Novartis, una struttura che incorpora 16 server rack e che ha richiesto quattro mesi per la sua realizzazione, con una chiusura delle attività in netto anticipo su quanto programmato.

In-Site innova il datacenter, intervista al CEO Pietro Foglio

– Quali gli assi nella manica della vostra offerta? Curate particolarmente, oltre agli aspetti funzionali, anche l’integrazione e l’estetica delle strutture, quali canoni adottate?
Grazie alle competenze del gruppo, l’attenzione per i particolari rappresenta una naturale evoluzione della filosofia progettuale. Esiste una grande “connessione” tra gli impianti di base e l’equivalente a livello architettonico, come per esempio i concetti di ridondanza e simmetria, considerati fondamentali a livello impiantistico.
Proprio questi elementi rappresentano uno stimolo per la realizzazione architettonica che può, per esempio, svilupparsi a partire da specifici aspetti cromatici, adottando materiali innovativi e inaspettati.
Si tratta di un “linguaggio silenzioso”, che prende forma da un’idea impiantistica e che si traduce in una maggiore qualità e vivibilità degli spazi. Questo significa “dare un senso a una funzione”.
Non solo, la creazione di spazi ergonomici consente di aiutare dipendenti, ma anche visitatori e consulenti, a muoversi al meglio in strutture che, tipicamente, possono risultare disorientanti, per via delle numerose stanze, corridoi e ambienti di collegamento. In tutto questo, una corretta progettazione a livello architettonico, permette di accentuare la riconoscibilità degli spazi e dei percorsi verso i vari settori, oltre alla dislocazione di condotte dati e di alimentazione.

– In cosa consiste nel dettaglio l’employment view lab?
Si tratta di una metodologia di indagine volta ad esplorare il vissuto esperienziale dello spazio di lavoro, per riprogettarlo in modo funzionale rispetto alle esigenze specifiche coerentemente con la vision aziendale e la Corporate Image. L’employment view lab utilizza strumenti di analisi specifici che si basano su interviste in profondità, focus group mirati esplorativi, metodi osservazionali sul campo con alcuni soggetti rappresentativi tra i dipendenti. I progettisti elaborano la proposta di concept sulla base delle evidenze emerse, progettando gli spazi a partire dalla user experience attesa. Questa metodologia è stata già applicata con successo per rivoluzionare alcuni spazi rendendoli flessibili e fluidi, dalla mensa aziendale che da “spazio per alimentarsi” diventa anche “luogo di nutrimento culturale”, a sale riunioni che si trasformano in spazi altamente tecnologici.
Rispetto ai competitor, In-Site si differenzia per la capacità di esplorare i bisogni, di tenere in considerazione le politiche HR e la comunicazione interna, e di coniugare nel progetto degli spazi questi due elementi: rispondenza alle esigenze funzionali e meta comunicazione interna.

– Come rispondete alle tematiche di security nelle fasi di progettazione e realizzazione del datacenter?
Come prevedibile, gli aspetti che competono alla sicurezza sono di primaria importanza, a tal punto da guidare lo sviluppo del progetto stesso. Si considera il concetto di sicurezza passiva, che riguarda la struttura dell’edifico in sé, che deve prevedere ambienti e spazi ridondati e una distribuzione equilibrata delle sale.
L’utenza moderna è particolarmente attenta a questi aspetti e interviene frequentemente nelle fasi preparatorie e di realizzazione. In quest’ottica sono adottate procedure di protezione dell’infrastruttura esterna dotandola, per esempio, di un guscio esterno “una specie di seconda pelle”, dettaglio che consente di personalizzarne l’aspetto e di celare le reali forme e misure dell’involucro interno. Si impiegano inoltre barriere, fossati, strutture anti attentato, mentre si dispongono macchine di backup, come i generatori e i gruppi elettrogeni, in ambienti non percettibili.