Howard Baldwin, consulente SAP, scrittore e giornalista indipendente, mette a fuoco le difficoltà delle aziende nel processo di integrazione tra piattaforme nuove e legacy.
Una delle più grandi sfide che le aziende affrontano nel loro iter di trasformazione digitale riguarda l’integrazione di nuovi sistemi informatici con quelli tradizionali. In questo senso ogni azienda vorrebbe partire dalle fondamenta, evitando processi di integrazione molto complessi anche se in parte semplificati dalle tecnologie cloud. Ma come possono le aziende utilizzare al meglio il cloud integrandolo all’interno della propria architettura?
Il cloud come Software-as-a-Service (SaaS) permette alle aziende di beneficiare dell’innovazione più rapidamente rispetto al passato, ad esempio grazie a processi di approvvigionamento più rapidi, o ad upgrade effettuati centralmente e più semplici da implementare. Le aziende possono anche testare nuovi servizi cloud per determinare la loro efficacia. Le applicazioni SaaS sono generalmente più agili e forniscono ad ogni linea di business avanzate capacità applicative. Gli stessi vantaggi velagono anche per le cosiddette Infrastructure-as-a-Service (IaaS) e Platform-as-a-Service (PaaS).
La maggior parte delle aziende intende creare da zero la propria infrastruttura IT proprio per poter beneficiare appieno delle nuove tecnologie. Le aziende possono implementare in modo agile ed efficiente tecnologie ad alto contenuto innovativo grazie al cloud, che permette di utilizzare queste nuove soluzioni senza forzare le aziende a incorporarle all’interno della propria architettura. Ad esempio, nel caso di soluzioni per la gestione del ciclo di vita dei prodotti, uno scenario ibrido vedrebbe una parte delle informazioni più statiche (data di costruzione, costi, numero delle componenti, garanzia e licenza) mantenuta all’interno di un sistema legacy. Le informazioni più dinamiche, come quelle sull’utilizzo o la manutenzione dei prodotti, potrebbero invece rimanere in cloud. I due sistemi rimangono collegati e sono abilitati a scambiare informazioni tra di loro. Per esempio, quando è necessario praticare la manutenzione di una componente, il sistema PLM può automaticamente mandare una notifica al sistema di inventario ed effettuare un ordine relativo a quella componente.
Consideriamo poi le opportunità offerte dalle nuove tecnologie dell’Internet of Things: posizionando alcuni sensori sui dispositivi è possibile aiutare le aziende a gestire un processo tradizionale come la manutenzione. Un dispositivo utilizzato per molte ore necessita di manutenzione: grazie alle tecnologie di predictive maintenance assistiamo all’estensione del tradizionale processo di manutenzione. Le possono così utilizzare un sistema cloud con strumenti di predictive analytics per aiutare i clienti a ridurre i costi e ottimizzare le tempistiche, grazie a un processo esteso che consente di ottenere nuove informazioni e insight di business.
Rimane comunque di primaria importanza valutare con attenzione la praticabilità di uno scenario ibrido. I sistemi tradizionali contengono ingenti quantità di dati, correnti e storici, che non è possibile ignorare, e non è necessario eliminarli per innovare. L’architettura cloud consente infatti l’integrazione con le API, in modo che i sistemi legacy e cloud possano scambiare informazioni più agilmente. Non è probabilmente possibile automatizzare qualsiasi funzione, o predire ogni evento perfettamente, ma i sistemi cloud ibridi rendono più semplice sperimentare nuove soluzioni per le imprese.