Lo studio “The State of Cybersecurity and Digital Trust 2016”, realizzato da HfS Research per conto di Accenture, evidenzia le preoccupazioni degli Executive in materia di security.
La maggioranza degli intervistati (69%) ha dichiarato di avere subito – nei 12 mesi precedenti – tentativi o veri e propri furti o corruzioni di dati da parte di insider: La percentuale più alta è stata registrata dalle organizzazioni che operano nel campo dei media e della tecnologia (77%). Rischi di questo tipo continueranno a costituire un problema: i professionisti in materia di sicurezza temono che il furto di informazioni aziendali da parte di personale interno possa aumentare di quasi due terzi nei prossimi 12 – 18 mesi. Inoltre, la ricerca dimostra come una carenza di budget da investire nell’assunzione di dipendenti opportunamente formati e di talenti in ambito di cybersecurity impedisca alle organizzazioni di difendersi adeguatamente da tali attacchi.
Il sondaggio è stato effettuato su oltre 200 executive in ambito security di alto livello e altri professionisti IT appartenenti a diverse aree geografiche e diversi settori industriali verticali. La ricerca ha preso in esame lo stato attuale e futuro della cybersecurity nelle aziende e le misure necessarie a favorire lo sviluppo di una fiducia digitale nell’intero ecosistema in cui l’azienda opera. I risultati dimostrano l’esistenza di lacune significative tra l’offerta e la domanda di talenti, di un divario tra le aspettative del Management e i team che si occupano di sicurezza e di una notevole disparità tra le esigenze di budget e le disponibilità finanziarie effettive.
Nonostante la disponibilità di soluzioni tecnologiche avanzate, quasi la metà di tutti i rispondenti dichiara preoccupazioni rilevanti circa il furto di dati da parte di personale interno (48%) e gli attacchi malware (42%) nei prossimi 12 – 18 mesi. Alla domanda sull’attuale situazione in termini di finanziamenti e personale, il 42% circa dei rispondenti ha riferito l’esigenza di un aumento dei fondi per l’assunzione di professionisti di cybersecurity e la formazione. Oltre la metà dei rispondenti (54%) ha aggiunto che gli attuali dipendenti non sono sufficientemente preparati per prevenire il verificarsi di violazioni della sicurezza e le cifre sono solo lievemente migliori in termini di rilevamento (47%) e risposta (45%) agli incidenti.
Il rapporto ha identificato cinque lacune significative che pregiudicano la capacità delle imprese di contrastare o mitigare efficacemente attacchi cibernetici mirati e ben organizzati:
• Competenze: secondo il 31% degli intervistati, l’unico e principale inibitore nella lotta contro gli attacchi è la mancanza di fondi da investire nella formazione o nel personale.
• Tecnologia: nei prossimi 12 – 18 mesi è previsto un significativo aumento nell’impiego di applicazioni riguardanti cognitive computing e intelligenza artificiale (31%) e di piattaforme per la cifratura dei dati (25%).
• Parità: il livello di sicurezza di un’impresa è pari a quello del suo partner meno sicuro, eppure le aziende che hanno dichiarato di porre attenzione e valutare la preparazione e l’integrità informatica dei partner del proprio ecosistema vanno dal 35% al 57% per le varie tipologie di soggetti con i quali interagiscono. In particolare, i partner di Business Process Outsourcing risultano essere quelli meno controllati (35%), mentre l’attenzione principale è rivolta alla verifica dei partner in ambito creditizio (57%)
• Budget: il 70% dei rispondenti riferisce una mancanza o un’inadeguatezza dei fondi da investire in tecnologia per la cybersecurity o nei talenti in ambito di sicurezza, inclusa la loro formazione.
• Management: mentre il 54% dei rispondenti è d’accordo o fortemente d’accordo sull’efficacia della cybersecurity per creare fiducia digitale tra i consumatori, il 36% ritiene che l’Executive Management la consideri una spesa superflua.