Stefano Romoli, Responsabile Servizi Tecnologici SoftwareONE, mette in evidenza i nuovi approcci per la virtualizzazione e l’importanza delle competenze tecnologiche e dei servizi di advisory.
La piattaforma VMware vSphere 6 entrata recentemente sul mercato offre nuove funzionalità di grande importanza per le aziende, ma come è possibile sfruttarle al meglio? Dalla comprensione dello stato attuale della propria infrastruttura fino alla valutazione di tutti gli aspetti legati alla migrazione e al Software Asset Management (SAM): ecco l’approccio vincente
Cosa vuol dire virtualizzare oggi? La virtualizzazione è un trend che ormai da diversi anni vive un crescendo continuo in virtù dei grandi benefici che garantisce in termini di riduzione dei costi dell’infrastruttura e della gestione e del miglioramento dei livelli di servizio. Se però all’inizio il passaggio alla virtualizzazione poteva avvenire in modo “selvaggio”, oggi le aziende si trovano spesso a dover correggere errori fatti in passato o modificare profondamente la propria infrastruttura. Si tratta di affrontare quello che in gergo viene definito “VM sprawl”, ovvero una crescita spropositata e scomposta del numero di macchine virtuali all’interno dell’infrastruttura.
Infatti, oggi le aziende si trovano in una fase evoluta della virtualizzazione, in cui spesso devono rivisitare quanto fatto in passato. Per fare un esempio, un nostro cliente nel settore delle costruzioni edili era arrivato a possedere 400 macchine virtuali perché un numero crescente di persone accedeva al vCenter creando con estrema semplicità la propria VM. Per aiutarlo ad affrontare nuove esigenze di disaster recovery, abbiamo dovuto fare ordine scoprendo che 20 macchine praticamente non facevano nulla e recuperando in questo modo uno spazio di 12 terabyte – che poteva essere sfruttato per le nuove esigenze.
Rischiare di perdere di vista il TCO, questo è il pericolo maggiore che la virtualizzazione oggi può comportare ed è qui che bisogna intervenire.
La tecnologia di nuova generazione
Recentemente VMware ha introdotto la piattaforma vSphere 6 che offre nuovi livelli in termini di velocità, disponibilità e deployment su vasta scala, puntando sull’incremento delle prestazioni complessive. In particolare, degne di nota sono l’opzione di fault tolerance fail over che assicura la disponibilità ininterrotta del servizio in caso di guasti dei server, creando un’istanza shadow attiva di una macchina virtuale sempre aggiornata rispetto alla macchina virtuale primaria. Non meno importante è la disponibilità di Long Distance vMotion che supera i confini delle lunghe distanze e garantisce downtime pari a zero per la migrazione live dei carichi di lavoro, ad esempio da New York a Londra.
Ancor più importanti le caratteristiche di Virtual SAN 6, una soluzione di storage convergente sull’hypervisor notevolmente semplificata che consente di abbassare radicalmente i costi dello storage virtuale. Come evidenziano i nostri clienti, lo storage è un aspetto fondamentale in questa fase di trasformazione dello scenario complessivo dove i dati aumentano in modo esponenziale ogni giorno. VMware Virtual SAN aiuta i clienti a ridurre i costi operativi (OPEX) poiché richiede solo un terzo della gestione operativa rispetto allo storage tradizionale.
Comprendere l’esistente per guardare al futuro
Da dove partire quindi, per sfruttare al meglio i benefici offerti dalla nuova piattaforma virtuale VMware e affrontare con successo un nuovo progetto di virtualizzazione?
Per ottenere un’infrastruttura virtuale affidabile, prima di effettuare qualsiasi cambiamento, è necessario partire da un’analisi approfondita di tutto ciò che è già in uso nel data center senza trascurare alcun elemento: networking, storage, sicurezza, risorse di calcolo, applicazioni, sistemi operativi, etc.
Conoscere la propria infrastruttura e la struttura virtuale da cui spesso già si parte è un requisito indispensabile se si vuole procedere nel virtualizzare garantendo sempre un ROI positivo dei progetti avviati.
In ambiente VMware, per esempio, SoftwareONE conduce attività di assessment approfondite grazie al servizio Health Analyzer che aiuta il cliente a valutare l’efficienza virtuale e massimizzare il proprio investimento.
Fondamentale è una buona analisi dell’equipaggiamento applicativo e dei carichi di lavoro, per capire se l’infrastruttura è sovra o sottodimensionata, che unitamente a una solida conoscenza dei procedimenti da seguire e dei calcoli da effettuare aiuta a garantire un’infrastruttura virtuale non soltanto adeguata alle esigenze, ma anche ai budget.
Software Selection: ovvero scegliere la soluzione più adatta
Anche la software selection rispetto alla virtualizzazione ha acquisito oggi maggiore importanza. I vendor ormai propongono offerte adeguate indirizzate sia alla virtualizzazione del desktop (VDI) sia all’infrastruttura: è quindi necessario valutare presso il cliente quale sia la soluzione più adatta e conveniente. In sintesi la virtualizzazione è un processo che non può avvenire in modo democratico, “uguale per tutti”, ma comporta per la sua naturale complessità delle competenze e un advisory specifico. In questa fase entra in gioco anche l’adozione di pratiche di Software Asset Management (SAM) indicate per qualsiasi organizzazione proprio perché non solo permettono di assicurare la liceità del software e mitigare i rischi finanziari associati al licensing sia nel momento attuale che di fronte ad eventuali migrazioni, ma soprattutto perché aiutano a identificare nuove opportunità di riduzione del costo dei servizi e di quelli operativi.
Il Software Asset Management può aiutare nell’ottimizzazione, consentendo di spostare le macchine virtuali rispetto ai nodi e raggiungere così risparmi ancor più significativi. Tecnologia all’avanguardia, unita a una consulenza ad alto livello: ecco l’unico approccio possibile per portare la virtualizzazione a raggiungere nuovi livelli di successo consolidando i workload non omogenei e razionalizzando la licenze acquisite.