Chris Wolf, CTO, Americas, e Joe Baguley, CTO, EMEA di VMware, condividono la loro opinione sul Software Defined Data Center e chiariscono le differenze tra la flessibilità del SDDC e i Frankencloud. Sia Wolf sia Baguley dedicano buona parte del loro tempo a confrontarsi con le aziende di ogni dimensione e di in ogni settore.
Perché l’hybrid cloud e il Software-Defined Data Center (SDDC) sono così importanti per le imprese?
Chris Wolf: Se si guarda a trend come Uber, come molti CIO stanno già facendo, si nota che quello che le aziende dovranno affrontare è saper andare oltre nel business delle infrastrutture. Questo fattore differenziante non è stato ancora del tutto colto. Quando pensiamo all’IT oggi, vediamo una serie di servizi di commodity di base come la rete, l’archiviazione dati, il provisioning della sicurezza e la manutenzione. Oggi tutti si aspettano di essere rapidi e automatizzare queste aree rispetto ai diversi livelli. Con il SDDC, VMware può automatizzare tutto questo tramite il software, e allo stesso tempo, non sottrarre lavoro alle persone dato che il SDDC può liberarle perché si dedichino ad attività maggiormente rilevanti, alle quali avrebbero dovuto dedicare più tempo.
Joe Baguley: E’ interessante notare come questa tendenza non riguardi un’area geografica specifica. Il trend non è diverso in EMEA rispetto al resto del mondo. Si tratta di questioni universali – tutti guardano a un futuro Software-Defined e di conseguenza nessun paese può dirsi più avanti o indietro rispetto agli altri.
Quali sono le cose che il SDDC permette di fare “liberando le persone”?
CW: Spesso chiedo ai responsabili della sicurezza come trascorrono la loro giornata. La risposta che quasi tutti mi danno è la stessa: oltre l’80% del loro tempo lo passano seduti alla scrivania, aprendo ticket di servizio, scrivendo una sorta di elenco di regole e chiudendo i ticket di servizio. Insomma, sono quasi degli operai di fabbrica.
Quando in TV si vede un responsabile della sicurezza IT, sembra fare cose decisamente diverse, vero? Come lavoro sembrerebbe piuttosto eccitante.
Il SDDC automatizza le parti banali del lavoro in modo che il team IT possa occupare il proprio tempo ricercando le minacce o ideando contromisure automatiche – insomma, tutte quelle cose divertenti che poi si vedono in TV!
JB: Prendiamo come esempio Carisbrooke Shipping, una delle più grandi compagnie di navigazione del Regno Unito. Per rimanere competitiva ed essere al passo con il piano di crescita, ha dovuto trovare nuovi modi di operare che migliorassero la gestione e l’agilità, riducendo contemporaneamente del tutto la sua dipendenza dall’hardware fisico. Attraverso l’adozione di vCloud Air, l’azienda è stata in grado di cambiare completamente il suo approccio in modo da espandere l’infrastruttura IT e, in ultima analisi, il business stesso, senza i costi elevati associati alla sostituzione di server e data center.
L’IT spesso si lamenta di tutte le applicazioni legacy e le architetture legacy con cui ha a che fare e del poco tempo che riesce a dedicare a nuovi progetti. Qualcosa è cambiato?
CW: Ogni organizzazione IT deve mettere in conto che c’è un mondo legacy. Bisogna solo iniziare a definire una linea e dire, ok, ci sarà un team core architecture che si occuperà di progettare una nuova infrastruttura per una nuova era e parte del legacy dovrà essere integrato. Non è detto però che tutto dovrà essere necessariamente portato avanti. L’idea di automatizzare il data center in modo democratico è un errore. Non è possibile. L’ho visto accadere quando ero in Gartner, e lo vedo ancora oggi. E’ una criticità che riscontriamo spesso.
Che cosa intendi dire con “automatizzare il data center in modo democratico?”
CW: Democrazia significa lasciare che ogni proprietario di tecnologia scelga la propria tecnologia preferita e poi tenti di automatizzare i pezzi aggregati e le parti associate. Se si spendono milioni di dollari in servizi professionali sarà possibile fare anche questo, ma alla fine il risultato sarà la costruzione di un “Frankencloud”, che non si è più in grado di aggiornare.
Ma per un po’ di tempo questi Frankencloud non saranno la realtà?
CW: Pensate a tutte le aziende di servizi IT. Il modello di business è totalmente incentrato sul portare le aziende (i loro clienti) a credere che essi siano davvero unici e speciali, e a fornire a ognuno di loro una soluzione personalizzata, e questo vale per la maggior parte dei servizi IT di commodity.
Anche quando VMware parla di data center altamente automatizzati e di liberare le persone per altri scopi, incontra forti resistenze sul mercato sia da parte del vendor dei servizi che delle aziende.
Come pensate di superare questa resistenza?
CW: La chiave è l’istruzione. Non è passato molto da quando i tecnici riparavano transistor su circuiti e la loro specializzazione era legato alla saldatura. L’industria elettronica si è evoluta e, invece di riparare pannelli, semplicemente li ha sostituiti. Si trattava solo di moduli più grandi ma alla fine hanno permesso riparazioni più veloci e una disponibilità maggiore. Il passaggio al Software-Defined Data Center è qualcosa di simile. Le persone dell’IT operation sono in fondo dei pensatori che amano costruire le cose. Gli stiamo chiedendo di continuare a progettare, ma di iniziare a utilizzare dei mattoni più grandi.
Certo, ci sarà un po’ di timore e trepidazione, ma parte del processo sarà mostrare alle imprese che abbiamo intenzione di riorganizzare molto meglio le loro competenze IT e che potranno pensare più in grande, perché le cose più semplici che devono solo fare andare avanti saranno sostituite dal software. È un processo inevitabile a questo punto.
Le organizzazioni IT hanno una larghezza di banda sufficiente per supportare il cambiamento architettonico quando sono alle prese con il diluvio quotidiano dei ticket di supporto?
CW: Questo è un punto importante. Ci sarà un’evoluzione. Iniziando a spostare sempre più i carichi di lavoro su un’infrastruttura cloud, nel corso del tempo, il lavoro sull’IT legacy diminuirà. Ma solo se l’organizzazione si impegna e si pone come obiettivo un cloud privato o un cloud ibrido.
Quali sono le incomprensioni principali sul cloud?
CW: C’è un’idea diffusa che si possa semplicemente scrivere del codice applicativo e quindi eseguirlo su qualsiasi cloud. La realtà è che l’applicazione finisce sempre per essere legati a APIs cloud specifiche per aree come la sicurezza, la gestione delle prestazioni e il disaster recovery. Cose che devono essere fatte a prescindere da dove si esegue un’applicazione.
Se due cloud sono dissimili servirà molto lavoro per prendere un’applicazione e spostarla da un’altra parte, questa è la realtà. Un aspetto centrale nella proposta di valore del Software Defined Data Center è che si può avere un set consistente di API indipendentemente da dove si esegue l’applicazione.