DataCore sviluppa versatili soluzioni per lo storage definito dal software (SDS) e ha condotto una ricerca approfondita per identificare quali vettori stiano guidando le scelte aziendali in materia di storage. Si tratta della quarta analisi dedicata riguardante questo specifico segmento di mercato e, quest’anno ha coinvolto direttamente 388 professionisti IT in differenti aree del mondo.
Il report 2014 “State of Software-Defined Storage”, liberamente accessibile, fotografa lo scenario attuale ed evidenzia trend e tendenza dei differenti comparti di business. In particolare, si evince come lo storage definito dal software sia preso in considerazione per semplificare la gestione delle “isole solitarie” di dispositivi di storage (26%) e per ridurne i malfunzionamenti (30%), per proteggere meglio gli investimenti (32%) e per garantire la compatibilità futura dell’infrastruttura con l’integrazione di nuove tecnologie come quelle flash (21%).
Il passaggio a piattaforme SDS viene riconosciuto, in buona parte dei casi, come di fondamentale importanza. Di fatto, la metà degli intervistati riconosce come fattore critico la migrazione tra differenti modelli e generazioni di dispositivi di storage, un vincolo che impedisce di utilizzare prodotti di storage più economici proposti da altri fornitori. Da qui è facile percepire la preoccupazione dei comparti IT e degli amministratori, che si trovano in condizioni di reale disagio per quanto riguarda la gestione delle infrastrutture di storage. In quest’ottica, la flessibilità delle piattaforma di Software-Defined Storage costituiscono un interessante alternativa in ogni contesto.
Secondo la ricerca DataCore, i due principali fattori che impediscono di prendere in considerazione modelli e marchi diversi di dispositivi di storage riguarda la grande quantità di strumenti necessari a gestirli (41%) e la difficoltà di migrazione tra differenti modelli e generazioni (37%). Solo il 39% degli intervistati non evidenzia vincoli di sorta e adotta software indipendente per la virtualizzazione dello storage. In questo modo è possibile riunire in pool dispositivi e modelli diversi di produttori fra loro concorrenti, per una gestione centralizzata.
Più della metà dei professionisti che hanno partecipato all’indagine (il 63%) afferma che meno del 10% della capienza è stata allocata su storage flash.
La nuova tecnologia ad alta velocità è però stata presa in considerazione dal 40% degli interpellati. In questo caso, la tecnologia flash e i dischi allo stato solido sono stati indicati come troppo onerosi per la gestione aziendale.
Tra i pregi più evidenti delle soluzioni virtualizzate, la possibilità di aumentare la capienza senza contraccolpi sull’operatività quotidiana (30%) e il miglioramento delle pratiche di disaster recovery e continuità operativa (32%). In questo senso la virtualizzazione dello storage viene vista come positiva e di sicuro impatto sulla business continuity.
Contrariamente, tra le criticità evidenziate dal 23% degli intervistati, il possibile degrado delle prestazioni o l’incapacità di rispondere adeguatamente alle aspettative prestazionali. Questa fetta di professionisti pone al primo posto questi fattori, come vincolanti e critici in merito alla scelta di un sistema virtualizzato.
Nel complesso, l’indagine DataCore mette in evidenza uno spaccato statisticamente significativo delle moderne strutture IT, ambienti appartenenti a istituzioni di diverse dimensioni e presenti in un’ampia gamma di segmenti verticali.
I professionisti IT di tutto il mondo che hanno partecipato al sondaggio appartengono per il 57% a organizzazioni con meno di 1.000 dipendenti, il 23% a organizzazioni con un numero di dipendenti compreso tra 1.000 e 5.000 e il 20% a organizzazioni più grandi. Gli intervistati rappresentano diversi settori, compresi i servizi finanziari (13%), la sanità (12%), la pubblica amministrazione (9%), il comparto manifatturiero (16%), l’istruzione (12%), i servizi IT (16%) e altri (22%).
George Teixeira, Presidente e CEO di DataCore:
Il risultato di questa indagine conferma che uno dei più grandi e frustranti problemi IT che le organizzazioni si trovano oggi ad affrontare è il compito arduo e difficile di gestire la diversità e la migrazione tra differenti marchi, modelli e generazioni di dispositivi di storage. Questa difficoltà gli impedisce di prendere in considerazione alternative più interessanti proposte da altri fornitori. Lo storage definito dal software non è solo pensato per aiutare le organizzazioni a riunire in pool tutti gli asset di storage disponibili, ma anche per gestirli ‘end-to-end’ e per poter aggiungere qualunque tipologia di storage all’architettura esistente. Il tutto si traduce in maggiore produttività e costi contenuti.Randy Kerns, Senior Analyst di Evaluator Group:
Una delle cose più interessanti emerse dall’indagine di DataCore sullo storage definito dal software è che il 63% degli interpellati afferma di avere allocato meno del 10% della capienza su storage flash.
Nonostante l’interesse per i sistemi flash, è chiaro che le nuove, veloci tecnologie hardware da sole non sono la risposta giusta. Ci sono numerosi fattori critici che impediscono alle organizzazioni di aumentare la quota di storage a disco solido, come la mancanza di software intelligente che integri e ottimizzi l’ambiente e la consapevolezza che non tutte le applicazioni hanno bisogno dei vantaggi prestazionali offerti dai dispositivi flash.