Trasformazione data-driven, il sottile equilibrio tra hardware e software

In alcuni casi l’hardware è una commodity, in altri si osserva l’uso di configurazione ad hoc per ambienti software verticali.

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Glenn Fitzgerald, Chief Data Officer, Product Business di Fujitsu e Danilo Rivalta, CEO di FINIX Technology Solutions, ci parlano hardware e software in un mondo data-driven.

In qualità di Chief Data Officer della divisione Product Business di Fujitsu, Glenn Fitzgerald ha la responsabilità di aiutare i clienti ad abbracciare la strategia di trasformazione data-driven messa a punto da Fujitsu. In questo articolo spiega come mai oggi i clienti siano più interessati al software che all’hardware.

Per molti “veterani” della tecnologia può essere una cosa dolorosa da ammettere, ma sempre più spesso i clienti non dimostrano più interesse nei confronti dell’hardware enterprise. Anche quando sono disposti a parlare di qualcosa di tecnico, si tratta solitamente di stack software e ambienti di sviluppo, non di hardware. L’hardware è sempre più frequentemente considerato come una commodity, come conseguenza della diffusione del cloud e del predominio degli hyper-scaler.

Osserviamo tuttavia un incremento nell’utilizzo di hardware configurati in maniera specifica per essere impiegati all’interno di ambienti software-defined, ovvero quelli in cui l’hardware è semplicemente l’host. Ciò accade in particolare nel settore delle telecomunicazioni, dove gli sviluppi più recenti sono in un certo senso un ritorno alle pratiche del passato, quando le telecomunicazioni ricorrevano in buona parte ad hardware altamente specifici nelle dorsali delle loro reti.

Hardware, commodity oppure no?

Questo significa fornire sempre più spesso un hardware ottimizzato per un compito molto specifico. Sebbene i server x86 – e forse, in futuro, anche i processori a basso consumo ARM – siano ancora basati su standard di settore, constatiamo come i requisiti richiesti dai clienti si distanzino sempre di più dalla semplice richiesta di rack server indifferenziati.

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Nelle telecomunicazioni questo si riflette soprattutto in termini di protezione ambientale, ampliando il raggio di temperature all’interno delle quali il server è in grado di continuare a funzionare normalmente. In un tipico data center, per esempio, la temperatura operativa normale va da 5 a 40 gradi Celsius circa. In un armadio per telecomunicazioni, invece, la temperatura d’esercizio può andare da zero fino a 80 gradi. Un’altra differenza rispetto ai server standard è che, nel comparto Telco, è generalmente necessaria una quantità di memoria inferiore.

Trasformazione data-driven

All’edge della rete – una delle aree più in voga nell’informatica odierna – i requisiti cambiano ancora, dato che l’interfaccia tra computer e funzione varia costantemente andando a toccare qualsiasi cosa, dai sensori ai sistemi robotizzati passando per attuatori e motori. Come è logico aspettarsi, anche l’hardware necessario a supportare tutto questo richiede dispositivi fabbricati appositamente.

Una terza tendenza riguarda invece la crescita e la proliferazione degli ambienti di calcolo. Mi riferisco ad ARM oltre che Intel e AMD, ma anche ad ambienti operativi di basso livello responsabili dell’orchestrazione di container e macchine virtuali. La conseguenza di questa crescita è quella di spingere il mercato verso direzioni differenti, e mantenere le competenze in ciascuna di esse risulta difficile per qualsiasi azienda; occorre prendere scelte strategiche il cui impatto va ben al di là della scelta della piattaforma e che influiscono anche sugli ambienti di sviluppo.

Sono i requisiti software a determinare sempre più di frequente le specifiche hardware, dato che le funzionalità vengono crescentemente erogate via software e non più attraverso l’hardware. Oppure, in alcuni casi, si combinano hardware, software e proprietà intellettuale per creare soluzioni dedicate che si concentrano sullo svolgimento di un unico compito al meglio possibile.

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Hardware e software

Un buon esempio di ciò arriva dalla piattaforma specializzata creata da Fujitsu e da Altran, il braccio responsabile dei servizi di sviluppo e di ricerca ingegneristica appena acquisito da Capgemini. Si tratta di un gemello digitale basato su AI, progettato in questo caso per controllare roboticamente un dispositivo remoto attraverso la realtà aumentata.

Il progetto si basa sulla visione artificiale, un campo dell’intelligenza artificiale che addestra i computer a interpretare e comprendere il mondo sotto l’aspetto visuale. Esempi di visione artificiale comprendono il riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e i metodi per acquisire, elaborare, analizzare e interpretare immagini digitali.

Tutto ciò proietta i dati al centro della trasformazione digitale all’interno di un modello edge-to-core-to-edge basato su cloud ibrido. In passato avremmo probabilmente sviluppato hardware specializzato per questo, ma oggi la soluzione è stata invece costruita con hardware server standard controllato dal software Red Hat OpenShift.

Reti mesh e soluzioni edge

Un altro esempio riguarda la collaborazione tra Fujitsu e Wirepas, una società che installa reti mesh all’interno di aree locali come gli impianti industriali allo scopo di fornire connettività completa attraverso un’intera azienda – la base su cui è quindi possibile svolgere attività come guidare veicoli senza conducente per la consegna ottimale di componenti alle linee di produzione. Un altro scenario riguarda soluzioni edge che richiedono connettività completa in ogni momento, per esempio nel caso di linee di assemblaggio automatizzate nelle quali una mancanza di connessione all’edge provoca il blocco di tutto il lavoro.

Data-driven, perché?

Di fronte alla rapida “indifferenziazione” del mercato dell’hardware, Fujitsu si adatta di conseguenza. Con la proposta Data-Driven Transformation Services, Fujitsu diventa un solution integrator per i propri clienti mettendo insieme soluzioni per i loro problemi di business attingendo ad apparecchiature sia di Fujitsu che di terze parti.

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Ci concentriamo sulla total customer experience, che prende il via con la comprensione di ciò che il cliente desidera, ciò a cui aspira e il tipo di successo che intende raggiungere – iniziando a lavorare di conseguenza. Si tratta di un approccio di tipo alto, che crea esperienze uniformi progettate per superare ogni volta le aspettative.

Danilo Rivalta, CEO di FINIX Technology Solutions
Anche in Italia, dove come FINIX Technology Solutions commercializziamo le soluzioni Fujitsu in qualità di partner esclusivo, condividiamo lo stesso approccio ‘olistico’ al mercato. Combinando i prodotti hardware targati Fujitsu con un mind set consulenziale e con competenze tecnologiche di altissimo livello, riusciamo a comprendere le esigenze del cliente, prevederne le necessità e fornire le soluzioni innovative più adatte allo scopo.

Soluzioni data-driven

Come con qualsiasi tecnologia, i punti di differenziazione tra i vendor iniziano a scomparire man mano che l’hardware si trasforma in una commodity. Oggi è semplicemente un fatto che i server prodotti dai principali fabbricanti risultino omogenei, e che nessun cliente sia ben disposto a pagare un sovrapprezzo per quelli che in passato sarebbero stati dei fattori differenzianti.

Parte delle ragioni di questo si trovano in un mercato in cambiamento nel quale sempre più aziende ricorrono a sistemi basati su cloud. Il che significa che le aziende stanno spostando i loro workload sull’hardware di qualcun altro, all’interno del data center di qualcun altro e, spesso, anche in qualche altro Paese.

Non esiste una differenziazione di marchio per i server situati all’interno di questi data center gestiti da cloud provider di iperscala. Proprio come accade con qualunque altra commodity, un qualsiasi rack o blade che dovesse guastarsi viene semplicemente rimosso e sostituito, per quanto alcuni componenti possano essere estratti e recuperati dall’unità difettosa prima che sia avviata al riciclo. Ma il guasto di una singola unità non fa battere ciglio al data center nel suo complesso, dal momento che il software distribuisce le funzionalità attraverso un gran numero di server identici.

Hardware e software, un equilibrio sottile

In un mondo data-driven, il prossimo passo sarà che questa trasformazione dell’infrastruttura del data center in commodity si estenderà anche allo storage. Le aziende stanno memorizzando crescenti volumi di dati all’interno del cloud, e questo sta mettendo a dura prova l’attuale aspetto economico dello storage in termini del costo per GB, TB o PB di dati che le aziende sono disposte a sborsare per proteggere e conservare i propri dati.
Mi aspetto che nello storage le cose procedano più lentamente.

Ancora, non tutto l’hardware storage diventerà una commodity: per esempio, in aree come il disaster recovery le aziende continueranno a investire per assicurarsi di possedere un backup recente che sia velocemente ripristinabile, così da ridurre al minimo indispensabile qualsiasi tipo di interruzione operativa. Ma quando si tratta della conservazione generale di dati non strutturati possiamo già osservare i segni degli stessi cambiamenti già avvenuti nel mercato dei server.